Ristrutturare la cucina di casa propria, come fare

Guida alla ristrutturazione della cucina di casa tua (tutto quello che nessuno ti dice)

Indice

Quella che stai per leggere è una guida completa che ti spiega qual è l’unico modo corretto per ristrutturare la cucina di casa tua.

Non fraintendermi: non voglio convincerti che un determinato stile o una determinata composizione dei mobili sia giusta e tutto il resto è sbagliato, sarei un folle. Voglio spiegarti cosa è necessario fare per ristrutturare realmente la tua cucina, cercando di sgomberare il campo da espedienti che troppo spesso sono spacciate per ristrutturazione ma sono solo interventi posticci.

Quindi non aspettarti idee progettuali, schizzi, fotografie di design e quant’altro…quello lo lasciamo ai siti che vogliono venderti fumo. Non che siano cose inutili, anzi l’estetica e l’ergonomia sono due punti centrali delle cucine (te lo dico da architetto che adora questi aspetti), però sono aspetti soggettivi di cui non parliamo in questo sito. A noi qui interessa parlare di come fare le cose per bene: processi, pianificazioni, buone pratiche, etc. Tutte cose essenziali per un committente.

Quando si ristruttura una cucina ci sono determinate cose da fare, fare bene e fare secondo un ordine preciso, altrimenti rischi di fare solo danni.

In questa guida parliamo di tutto ciò. E anzi, vorrei fare molto di più: ti darò tutte le informazioni fondamentali per non avere alcun tipo di problema dopo che avrai fatto la ristrutturazione della tua cucina.

Lo so che è una promessa impegnativa, quindi tagliamo corto con le premesse e andiamo subito al succo.

Cosa intendiamo per “ristrutturare cucina”

Questo è il primo e più imprtante aspetto da definire, perchè è quello su cui più spesso le persone non hanno le idee sufficientemente chiare (anzi…direi che non ce le hanno per nulla chiare!)

Ristrutturare la cucina NON è:

  • Sostituire i mobili
  • Sostituire gli elettrodomestici
  • Cambiare le piastrelle paraschizzi

Almeno non è solo questo. Ristrutturare una cucina significa:

  • Rifare completamente gli impianti
  • Rifare completamente le finiture
  • Sostituire gli arredi e gli elettrodomestici (ma questo è opzionale)

Come vedi il rifacimento di una cucina per come lo intendiamo su ristrutturazionepratica.it è in linea con quello che ti dico in ogni singolo articolo del blog:

Ristrutturazione

ristrutturare non è fare il maquillage, nascondere la polvere sotto il tappeto. Ristrutturare è intervenire in profondità per risolvere radicalmente tutti i problemi.

E troppo spesso si preferisce ricorrere alla prima soluzione per “risparmiare” senza rendersi conto che il risultato è inevitabilmente quello di spendere di più.

Quindi nei prossimi paragrafi affronteremo uno per uno i tre punti che ti ho appena elencato, così potrai avere un quadro preciso e completo di quello che dovrai fare per ristrutturare veramente la tua cucina.

Quali impianti ci sono in una cucina?

La cucina è l’ambiente in cui spesso si concentrano in poco spazio il maggior numero di impianti teconologici. Quindi un’attenta programmazione della loro disposizione all’interno dell’ambiente è indispensabile per riuscire ad ottimizzare tutto.

Ma tu sai quali sono gli impianti con cui ti ritroverai a che fare in cucina?

Sono essenzialmente 3:

  • Gas
  • Idrico
  • Elettrico

L’impianto del gas

In Italia avere una cucina a gas è un must: non esiste cucina senza i fornelli a metano. E nel caso in cui manchi il metano viene sostituito con un bel bombolone di gpl. All’estero è molto più comune trovare fornelli che funzionano ad energia elettrica anche se i piani ad induzione si stanno diffondendo anche qui nonostante un po’ di scetticismo (con il costo a cui sta arrivando il gas credo che ci sarà un bell’incremento).

Nel riquadro qui sotto facciamo una panoramica delle tipologie di piani di cottura in commercio con i relativi vantaggi e svantaggi. Se non sei interessato prosegui nella lettura saltando il (corposo) riquadro.

Premessa: Tutte le informazioni che hai potuto leggere in questo riquadro sono state prese dal sito PCI review

Piano di cottura a gas

Quello più diffuso di tutti e sicuramente il funzionamento lo conosci.
Il gas circola nei tubi e quando tu apri la manovella fuoriesce dal fornello. Con una scintilla lo fai infiammare e poi puoi regolare la potenza.

Il rendimento è molto basso: il 60% del calore infatti viene sprecato.

Vantaggi del piano cottura a gas:

  1. Costo di acquisto del piano cottura molto basso
  2. Funzionamento anche in caso di ammanco di corrente elettrica
  3. Possibilità di utilizzare qualsiasi tipo di pentolame, anche con fondo irregolare

Svantaggi del piano cottura a gas:

  1. Sicurezza. Il gas in caso di perdite è davvero pericolo. Va precisato tuttavia che grazie alle recenti normative e a nuovi dispositivi di sicurezza, tale circostanza è davvero remota.
  2. La pulizia del piano non è molto agevole e richiede un pò di tempo
  3. Pericolo di ustioni nel toccare le griglie di supporto del pentolame o il fornello
  4. Il bruciatore, a seguito di distrazione, potrebbe rimanere accidentalmente acceso anche senza che vi sia sopra del pentolame
  5. Nel periodo estivo il calore sprigionato dai fornelli rende poco piacevole la cottura
  6. Nel tempo gli ugelli dei bruciatori possono otturarsi, in questo caso è necessario effettuare una pulizia molto accurata
  7. Emissioni di gas nocivi, tra cui anidride carbonica (CO2), monossido di carbonio (CO) in caso di cattiva / incompleta combustione (riconducibile principalmente a incrostazioni / otturazione degli ugelli dei bruciatori o da scarsa presenza di ossigeno nei locali) ed NOx; questi ultimi sono ossidi di azoto pericolosi per la salute, prodotti collaterali della combustione del gas.

Piano di cottura radiante

Il funzionamento è simile a quello degli scaldini da letto: c’è una riesistenza che viene fatta scaldare.

Questa resistenza viene posizionata sotto un piano in vetroceramica e il gioco è fatto!

In questo caso il rendimento è leggermente maggiore rispetto al gas: il 47% del calore viene sfruttato.

Vantaggi del piano cottura in vetroceramica radiante:

  1. Essendo alimentato a corrente elettrica, non sussistono i rischi del gas (asfissia o esplosioni da perdite)
  2. Trattandosi di una superficie perfettamente piana, non sussiste il rischio che il pentolame si ribalti
  3. Niente più ugelli che si otturano, come può accadere per i fornelli a gas

Svantaggi del piano cottura in vetroceramica radiante:

  1. Prezzo di acquisto più elevato rispetto ai piani cottura a gas
  2. Le pentole devono avere il fondo perfettamente piatto
  3. Il 47% di rendimento, sommato al costo dell’energia elettrica, comporta un costo di gestione più alto rispetto ai piani cottura a gas
  4. Una zona di cottura, a seguito di distrazione, potrebbe rimanere accesa anche senza che vi sia del pentolame sopra, con rischio, in caso di contatto con il nostro corpo, di gravissime ustioni
  5. Terminata la cottura delle pietanze e dopo aver rimosso il pentolame dalle zone di cottura, è bene prestare molta attenzione, in quanto la temperatura della superficie della vetroceramica è molto elevata, comportando il rischio di ustioni più o meno gravi
  6. Bisogna prestare attenzione anche alla parte di vetroceramica che circonda la nostra zona di cottura, la quale a causa del forte calore può causare scottature
  7. E’ richiesto più tempo per portare in temperatura il pentolame
  8. In Italia, con impianti elettrici standard da 3,3KW/h, in caso di uso di più zone di cottura e contemporaneamente di altri elettrodomestici, è possibile che si superi il massimo assorbimento consentito, causando un blackout elettrico da parte del fornitore di energia
  9. La pulizia del piano cottura in alcuni casi può risultare piuttosto critica poichè le elevate temperature delle zone di cottura tendono ad abbrustolire i residui di cibo che potrebbero cadere sulla superficie. In particolare lo zucchero cristallizza divenendo un tutt’uno con il piano stesso. Per permettere una pulizia in situazioni di questo tipo, i produttori forniscono in dotazione un apposito raschietto.

Piano di cottura alogeno

Il funzionamento non è molto differente da quello radiante, solo che al posto della resistenza ci sono delle lampade alogene ad infrarossi.

Saliamo col rendimento andando al 58%.

Vantaggi del piano cottura in vetroceramica alogeno:

  1. Assenza di fiamma
  2. Essendo alimentato a corrente elettrica, non sussistono i rischi del gas (asfissia o esplosioni da perdite)
  3. Trattandosi di una superficie perfettamente piana, non sussiste il rischio che il pentolame si ribalti
  4. Tempi di reazione alla variazione dei gradi cottura molto più rapida dei piani radianti
  5. Niente più ugelli che si otturano, come può accadere per i fornelli a gas

Svantaggi del piano cottura in vetroceramica alogeno:

  1. Prezzo di acquisto più elevato rispetto ai piani cottura a gas, ma simile ai piani cottura radianti
  2. E’ necessario acquistare nuove pentole, le quali devono avere il fondo perfettamente piatto e opaco
  3. Il 58% di rendimento, sommato al costo dell’energia elettrica, comporta un costo di gestione più alto rispetto ai piani cottura a gas
  4. Una zona di cottura, a seguito di distrazione, potrebbe rimanere accesa anche senza che vi sia del pentolame sopra, con il rischio, in caso di contatto con il nostro corpo, di gravissime ustioni
  5. Terminata la cottura delle pietanze e dopo aver rimosso il pentolame dalle zone di cottura, è bene prestare molta attenzione, in quanto la temperatura della superficie della vetroceramica è molto elevata, comportando il rischio di ustioni più o meno gravi
  6. Bisogna prestare attenzione anche alla parte di vetroceramica che circonda la nostra zona di cottura, la quale a causa del forte calore può causare scottature
  7. E’ richiesto più tempo rispetto ai piani cottura a gas per portare in temperatura il pentolame, ma meno tempo rispetto ai piani cottura radianti
  8. In Italia, con impianti elettrici standard da 3,3kW, in caso di uso di più zone di cottura e contemporanee di altri elettrodomestici, è possibile che si superi il massimo assorbimento consentito, causando un blackout elettrico da parte del fornitore di energia
  9. La pulizia del piano cottura in alcuni casi può risultare piuttosto critica poichè le elevate temperature delle zone di cottura tendono ad abbrustolire i residui di cibo che potrebbero cadere sulla superficie. In particolare lo zucchero cristallizza divenendo un tutt’uno con il piano stesso. Per permettere una pulizia in situazioni di questo tipo, i produttori forniscono in dotazione un apposito raschietto.

Piano di cottura ad induzione

Il funzionamento è sempre di tipo elettrico, però in questo caso non c’è direttamente produzione di calore, ma attraverso delle bobine poste sotto il piano in vetroceramica vengono creati dei potenti campi magnetici che fanno scaldare la base metallica delle pentole.

Sembra incredibile ma è sicuramente il più efficente di tutti: il rendimento è del 92% e riesce a far bollire una pentola d’acqua in soli 3 minuti.

Vantaggi del piano cottura ad induzione:

  1. E’ molto facile da pulire
  2. Essendo alimentato a corrente elettrica, non sussistono i rischi del gas (asfissia o esplosioni da perdite)
  3. Trattandosi di una superficie perfettamente piana, non sussiste il rischio che il pentolame si rivesci
  4. Tempi di risposta alla variazione dell’intensità di calore, istantanei
  5. Le zone di cottura sono dotate di riconoscimento automatico della pentola e si attivano solo in presenza di pentolame con fondo magnetico (ferroso)
  6. Virtualmente il piano in vetroceramica è come se non fosse presente per la tecnologia ad induzione, in quanto il campo magnetico è in grado di attraversalo senza generare inutili sprechi di energia
  7. Il piano in vetroceramica viene scaldato unicamente dal calore del pentolame stesso, quindi la temperatura di esercizio sarà nettamente inferiore rispetto ai piani radianti con resistenza o alogeni. Ad esempio la temperatura che raggiungerà la nostra zona di cottura per portare ad ebollizione 1 litro di acqua sarà rispettivamente di: circa 450° per i piani cottura a Gas, di circa 400° nei piani cottura radianti con resistenza o alogeni, e di soli 110° nei piani cottura ad induzione
  8. Risparmio sulla bolletta elettrica rispetto ai piani radianti con resistenza e alogeni
  9. La parte di vetroceramica che circonda la nostra zona di cottura resta fredda, quindi non sussiste il rischio di scottature. Vedi immagine sopra, che mostra una pentola bollire con affianco del ghiaccio
  10. Tempi di cottura per portare in temperatura il pentolame notevolmente ridotti, anche rispetto ai piani a gas
  11. Assenza di fiamma
  12. Niente più ugelli che si otturano, come può accadere per i fornelli a gas
  13. Cottura perfettamente uniforme, grazie alla distribuzione del calore su tutto il fondo del pentolame

Svantaggi del piano cottura ad induzione:

  1. Prezzo di acquisto più elevato rispetto ai piani cottura a gas, ma simile ai piani cottura radianti e alogeni
  2. E’ necessario nel 90% dei casi sostituire le pentole antiaderenti, in quanto quelle in commercio di solito sono realizzate con l’esterno in alluminio (quindi non risultano calamitate) e la moka del caffè in quanto quasi sempre è in alluminio.
    Fortunatamente la maggior parte delle pentole in acciaio commercializzate, presenta tra i due strati del fondo un disco di ferro e dunque risulta essere magnetica, quindi funzionante sui piani ad induzione.
    E’ importante quindi verificare con l’ausilio di una calamita che il fondo sia magnetico e dotato di superficie piatta.
    (le pentole adatte all’induzione al giorno d’oggi, sono facilmente reperibili anche nei supermercati a prezzi quasi equivalenti alle normali stoviglie).
  3. Il pentolame, in rame, in alluminio, in vetro o in ceramica non funziona sui piani ad induzione
  4. Non si deve utilizzare in alcun caso pentolame con fondo di spessore molto sottile, in quanto il calore potrebbe deformarlo o addirittura fonderlo. E’ sempre preferibile acquistare prodotti certificati per essere impiegati con piani ad induzione.
  5. In Italia, con impianti elettrici standard da 3,3kW, in caso di uso di più zone di cottura e contemporanee di altri elettrodomestici, è possibile che si superi il massimo assorbimento consentito, causando un blackout elettrico da parte del fornitore di energia

Tutte le informazioni che hai potuto leggere in questo riquadro sono state prese dal sito PCI review che ti consiglio di visitare per avere maggiori informazioni su come scegliere il piano di cottura per la tua cucina.

Da cosa è composto l’impianto del gas in una cucina? Semplicemente da un tubo e da un rubinetto posto alla fine. Niente di più semplice.

Il tubo generalmente corre a muro o a pavimento ed è sicuramente uno degli elementi più pericolosi tra tutti quelli che hai in casa: infatti si tratta di un impianto dove c’è costantemente presenza di un gas altamente infiammabile che corre proprio all’interno della tua casa.

Naturalmente se stai ristrutturando la cucina devi assolutamente rimuovere quello vecchio per farne mettere uno nuovo in regola con le normative vigenti.

Ristrutturazione

Si tratta di una raccomandazione che potrebbe sembrare inutile…ma negli anni ho visto cose veramente assurde, quindi preferisco passare per sciocco.

La norma prevede vari materiali per le tubazioni del gas:

  • Acciaio e acciaio inossidabile
  • Rame
  • Polietilene
  • Multistrato

Per ognuno di questi ci sono delle specifiche prescrizioni date dalle normativa in vigore (mentre scrivo la UNI 7129).

Tutti ad esempio devono essere inseriti in una guaina.

Mi è capitato spesso di vedere vecchi impianti con tubi in gomma, spesso montati a vista. Questa tipologia di tubi non può più essere utilizzata per la realizzazione di impianti del gas.

I tubi in gomma possono essere utilizzati solo per raccordi esterni (per esempio dal rubinetto del gas fino ai fornelli).

In ogni caso, per scrupolo, verifica che vengano installati esclusivamente tubi a norma: sia quelli che verranno nascosti sotto il muro, sia quelli con cui collegheranno il tuo piano cottura al rubinetto del gas.

Idrico

L’impianto idrico che hai in cucina è formato da due parti:

  • il carico dell’acqua calda e fredda
  • lo scarico delle acque reflue

Quindi in totale avrai tre tubi dell’acqua in cucina. L’impianto è del tutto similare a quello che viene utilizzato per realizzare i bagni e di cui abbiamo ampiamente parlato in questo articolo che ti spiega come ristrutturare bagno. Non credo ci sia bisogno di aggiungere molto altro.

Anche in questo caso naturalmente devi sostituire completamente l’impianto esistente con uno nuovo per avere un lavoro fatto a regola d’arte e per la tua sicurezza (fino a poco più di vent’anni fa si usavano tubi in piombo per gli impianti idrici…).

Elettrico

La tua cucina, come tutti gli altri ambienti di casa, ha naturalmente bisogno di un impianto elettrico.

Interruttori per la luce, prese, prese tv, telefono…ma non solo!

Infatti la cucina è un ambiente profondamente diverso da tutti gli altri. Ci sono la maggior parte degli elettrodomestici e di fianco agli elettrodomestici puoi trovare un rubinetto. Quindi ci sono maggiori preicoli e di conseguenza esigenze specifiche dal punto di vista dell’impianto elettrico.

La prima necessità specifica è quella di installare le prese che si affacciano direttamente sul piano di lavoro (quelle a cui attacchi solitamente il robot da cucina per intenderci…) almeno a 60 cm sia dal lavello che dai fuochi (la normativa di riferimento nel momento in cui scrivo è la CEI 64/08).

La seconda cosa indispensabile da fare, sempre prevista dalla norma, è quella di dotare di un interruttore bipolare tutte le prese che non possono essere normalmente raggiunte, cioè quelle nascoste dietro ai mobili della cucina e a cui attaccherai i principali elettrodomestici.

Sai cos’è una presa bipolare? E’ semplicemente una presa comandata da un interruttore che protegge i grossi elettrodomestici (in sostanza oltre ad interrompere la fase interrompe anche il neutro).

Cosa significa l’inserimento di questo tipo di prese? Semplicemente che all’interno della cucina troverai, oltre ai normali interruttori per accendere e spegnere le luci, un set di interruttori che danno o tolgono elettricità alle prese a cui sono collegati gli elettrodomestici.

Non ci interessa in questa sede approfondire ulteriormente gli aspetti impiantistici perchè abbiamo tante cose ancora da affrontare, anche perchè non sarà tuo compito fare il progetto degli impianti (se ti affidi direttamente ad un’impresa sarà sufficiente l’elettricista per predisporre tutto).
In ogni caso se la materia ti interessa con una semplice ricerca in rete puoi trovare molto materiale che approfondisce gli aspetti normativi degli impianti elettrici per la cucina.

La prima cosa da scegliere…gli arredi!

Lo so che nell’elenco all’inizio dell’articolo ho messo gli arredi all’ultimo posto e ti ho scritto anche che non sono sempre indispensabili per la ristrutturazione di una cucina (magari ti piacciono quelli che già hai). Non sono impazzito e ti confermo che è così!

In realtà devi decidere fin da subito un’altra cosa: dove verranno installati tutti gli elettrodomestici che dovrai inserire nella tua cucina.

Ristrutturazione

Quindi non devi scegliere subito i mobili della cucina, però devi avere subito pronta la loro disposizione all’interno dell’ambiente.

Il motivo è essenzialmente impiantistico: le prese, i carichi e gli scarichi dell’acqua, il gas, sono la prima cosa che deve essere predisposta, appena sono state terminate le demolizioni. E tutto deve essere precisissimo perchè altrimenti ti potresti ritrovare con prolunghe volanti dietro i mobili, oppure con snodi e controsnodi per arrivare con il tubo del lavandino all’imbocco dello scarico o peggio ancora ti potresti ritrovare con la presa che volevi sopra il piano di lavoro nascosta da un mobile a colonna…non è il caso di rischiare!

Quindi, se hai fatto la scelta intelligente di farti seguire da un tecnico, devi cominciare a discutere con lui la disposizione che vorresti per la tua cucina e stabilire mobile per mobile, elettrodomestico per elettrodomestico, dove devono essere posizionati. E dovete essere precisi al centimetro in modo che l’impresa poi non possa sbagliarsi.

Se invece hai pensato di “fare da te” (cosa che naturalmente ti sconsiglio) vai in un negozio di mobili, scegli una cucina a caso e fatti preparare la disposizione dall’arredatore. Così puoi già avere un’idea precisa di quello che devi far realizzare e soprattutto dove deve andare.

Naturalmente se prevedi di riutilizzare la cucina che hai già il problema non si pone: è sufficiente che misuri precisamente dove si trovano gli elettrodomestici, il lavabo e i fuochi e te lo segni su un prospetto che consegnerai all’impresa.

In ogni caso credo che sia giusto darti qualche indicazione-guida, valida soprattutto se stai programmando di rifare la cucina e contemporaneamente acquistare dei nuovi mobili.

La cucina minima

Ti do subito la dimensione complessiva di una cucina minima: 360 centimetri.

E’ sicuramente possibile realizzare cucine più piccole ma ti assicuro che, per una normale famiglia, meno della misura che ti ho scritto sopra diventa assolutamente ingestibile.

Naturalmente questi 360 centimetri non devono essere necessariamente lineari, possono anche essere disposti anche su due pareti contigue o addirittura su due pareti contrapposte (naturalmente la distanza tra le due pareti non può essere eccessiva, altrimenti devi farti le vasche per poter cucinare).

Un’accortezza: se diporrai la cucina su due pareti contigue non considerare nei 360cm il modulo che verrà inserito nell’angolo perchè, sebbene possa essere utile ai fini del piano di lavoro, non è molto sfruttabile come mobile per depositare cibo o utensili: solitamente viene usato per tutte quelle cose che utilizzi una volta all’anno se ti va bene.

Ti faccio vedere qui sotto un esempio di una cucina lineare da 360 centimetri di lunghezza e poi approfondiamo tutti gli aspetti necessari.

Disposizione tipo di una cucina minima di 360 centimetri

La disposizione che puoi vedere qui sopra prevede, partendo da sinistra:

  • il frigorifero
  • un ripiano da 30cm
  • la lavastoviglie (60 cm) + il lavello (60cm)
  • una cassettiera di 60cm
  • il blocco fuochi/forno/cappa sempre di 60cm
  • un’altra cassettiera di 30cm

Devi tenere presente che in una cucina si possono individuare alcune zone precise a seconda di quello che deve essere fatto:

conservare, lavare, preparare, cucinare.

La diposizione-tipo di una cucina dovrebbe seguire proprio questa logica.

  • Infatti la prima zona è quella della conservazione: cioè il frigorifero oltre ad alcune cassettiere e pensili.
  • La seconda zona è quella dei lavelli e della lavastoviglie.
  • La terza zona è un piano per preparare i cibi.
  • Infine l’ultima zona è quella dove devono essere cucinati.

Naturalmente in una cucina molto piccola come quella che ti ho fatto vedere qui sopra gli spazi sono ristretti e possono anche sovrapporsi in alcuni casi, però ci sono alcuni accorgimenti che non devi mai tralasciare:

  1. Quello che considero più importante di tutti è che a lato dei fuochi ci sia sempre un ripiano di almeno 15cm, quindi non devono mai essere addossati direttamente alla colonna frigo (o qualsiasi altro mobile alto tu abbia nella tua cucina) e nemmeno al muro. Il motivo è semplice: serve spazio per i manici delle padelle.
  2. Un altro accorgimento è quello di mettere sempre la lavastoviglie di fianco al lavello e di conseguenza lo scolapiatti in alto come pensile a cavallo tra questi due elementi.
  3. E per ultimo che deve esserci sempre un ripiano libero di almeno 60cm per la preparazione dei cibi. Probabilmente se hai poco spazio sulla cucina la preparazione la farai su un tavolo, però questo spaizo è comunque fondamentale per potersi organizzare al meglio.
Rubinetto piegevole per lavello sotto finestra

Se hai una finestra in cucina una buona soluzione potrebbe essere quella di mettere il lavandino sotto la finestra con l’accortezza di verificare l’altezza del rubinetto ed in caso di installare un rubinetto con manico retrattile o pieghevole in modo da non avere problemi nell’apertura.

Quindi, tornando al problema principale per cui dovresti scegliere subito la disposizione della cucina, cioè la predisposizione degli impianti, partendo da questo esempio puoi facilmente vedere come sia facile determinare dove devono essere messi carici/scarico acque (cotto il lavello), l’attacco del gas (ricoradti che il rubinetto di arresto deve essere facilmente raggiungibile, quindi sempre sotto il lavello) e le prese per gli elettrodomestici (frigo, forno, cappa).

Ora possiamo passare al terzo e ultimo punto che devi considerare in una ristrutturazione: le finiture.

Ristrutturare l’ambiente

Ok, ho detto una piccola bugia: non ti parlerò solo di finiture ma di come intervenire su tutto l’ambiente della cucina!

Se tu dovessi ristrutturare l’intero appartamento probabilmente ti consiglierei non solo di cambiare le finiture, ma anche di eliminare tutti gli intonaci e i massetti che ci sono sotto al pavimento per sostituirli con altri di ultima generazione. Nel caso della ristrutturazione della sola cucina è giusto fare le dovute valutazioni caso per caso, comunque ti darò i migliori consigli possibili (e che difficilmente troverai in giro a così buon mercato 😉 ).

Le pareti

Gli intonaci e le pitture che si usavano fino a 20 e 30 anni fa non permettevano ai muri di traspirare. Cosa vuol dire per un muro traspirare? Semplicemente che tutta l’acqua che assorbe a causa dell’umidità degli ambienti viene rilasciata nuovamente nel tempo all’interno dell’ambiente. I vecchi intonaci e soprattutto le vecchie pitture invece intrappolavano l’umidità all’interno del muro creando col tempo dei veri e propri fenomeni di condensa che causano la nascita delle macchie che tanto spesso si vedono nelle vecchie cucine.

Infatti, se nella maggior parte degli ambienti l’utilizzo normale non comporta la produzione di molto vapore, in cucina la cottura dei cibi crea delle condizioni particolari ed ideali per la formazione di questi fenomeni.

Il primo metodo per risolvere questo problema è togliere pitture e intonaci esistenti per farne di nuovi a base di calce.

Quindi come prima e più economica soluzione dovrai far raschiare tutta la pittura dalle pareti; se invece il tuo budget te lo permette e se hai macchie di muffa o umidità importanti dovresti prendere in considerazione, come soluzione migliore, quella di rifare tutti gli intonaci delle pareti. Tieni presente che, a seconda della zona d’Italia in cui ti trovi, un intonaco nuovo fornito e posto in opera costa tra i 20 e i 30 € per ogni metro quadrato di parete.

Chiaramente dovrai fare attenzione anche alla pittura che verrà messa in cucina: deve essere anch’essa traspirante come l’intonaco…altrimenti hai sprecato i tuoi soldi!

(PS: se dove abiti si usa anche rivestire le pareti con lo stucco prima di pitturare mi raccomando: anche questo deve essere traspirante!)

Il Pavimento

A pavimento invece, sotto le piastrelle, probabilmente puoi evitare di far rifare tutto il massetto: infatti i tubi che dovrai far passare saranno veramente pochi e quidi spesso è sufficiente fare solo una traccia nel massetto, posare i tubi e ricoprire. Anzi ti dirò di più: se tra il punto di consegna degli impianti (carico/scarico acqua, gas) e quello di allaccio non ci sono porte o finestre, potresti anche riuscire a far passare tutti gli impianti a muro senza dover minimamente toccare il massetto: una scocciatura in meno!

Attenzione però: se nel momento in cui l’impresa rimuove le piastrelle il massetto sottostante si sfalda, allora è più sicuro eliminarlo completamente e rifarlo da capo per non rischiare che col tempo la nuova pavimentazione non sia più complanare a causa di cedimenti dovuti allo sbriciolamento del vecchio massetto sottostante.

Perchè il massetto si sfalda?

Purtroppo spesso in passato, nella costruzione degli appartamenti, i massetti erano fatti con tanta sabbia e poco cemento (…per risparmiare…).

In un massetto la sabbia serve per “fare volume” (se legge qualche purista mi arriveranno badilate di insulti per questa definizione…ma a noi non interessa essere precisi su queste cose! non sei mica un muratuore…) mentre il cemento è il vero e proprio “legante” (insomma è la colla!)

Hai mai provato a fare delle cotolette? Ti sarai accorto che se metti tanto pangrattato e poco uovo la panatura non sarà mai compatta! E durante la cottura se ne viene tutta attaccandosi alla pentola (tra i miei passatempi c’è anche la cucina…). Ecco…per i massetti è esattamente la stessa cosa…praticamente stai panando il solaio sottostante.

Quindi se quando togli le piastrelle il massetto si sgretola o si rompe in numerosi punti sicuramente è stato fatto con tanta sabbia e poco cemento…e dovrai cambiarlo!

Una cosa che ti Sconsiglio assolutamente nel caso in cui tu voglia ristrututrare solo la cucina è quella di sovrapporre un pavimento a quello esistente: non perchè ci siano particolari problemi tecnici (anche se devi trovare un’impresa che sappia come farlo!), ma semplicemente perchè verresti a creare uno scalino tra la cucina e il resto della casa che darebbe una sensazione di posticcio all’ambiente (per una volta una considerazione estetica me la devi concedere). Inoltre dovresti in ogni caso far modificare sia la porta che (eventualmente) la porta-finestra che da sul terrazzo.

Una soluzione alternativa potrebbe essere resinare il pavimento esistente con una resina coprente: il risultato è di sicuro effetto e lo spessore di questo intervento è veramente minimo (pochi millimetri): però devi far attenzione a scegliere bene il tipo di resina perchè deve poter essere facilmente pulibile e deve resistere bene all’usura.

In ogni caso il consiglio migliore che ti posso dare è sempre quello di sostituire la pavimentazione esistente e mai di fare interventi sopra di esse (naturalmente questo se le piastrelle che hai adesso non ti piacciono più…).

Ventilazione e Aerazione

Prima di dedicare un piccolo paragrafo alle finiture possibili vorrei spendere due parole su un altro aspetto, divenuto ormai obbligo di legge, e che in passato non era minimamente affrontato.

Sto parlando del secondo (e più efficace) metodo per combattere muffe e condensa: la ventilazione e l’aerazione.

La ventilazione all’interno della cucina si realizza tramite un foro da fare nel muro che metta direttamente in comunicazione l’interno con l’esterno. Il motivo per cui questo foro è obbligatorio (norma UNI7129/01) non è per evitare che si formi la condensa all’interno della tua cucina ma ha una finalità più importante: la tua sicurezza.

Infatti è obbligatorio come norma di sicurezza per l’utilizzo del gas in cucina: deve essere garantito che tanto gas viene bruciato in cucina tanta aria viene reimmessa (sempre detta come farebbe il salumiere…). Ci sono delle regole per questo foro di ventilazione: deve essere di almeno 100cm² ma questa dimensione deve raddoppiare nel caso in cui il fornello non abbia una termocoppia (un congegno che impedisce la furiuscita del gas quando il fuoco si spegne accidentalmente).

Guarda questa immagine presa dal sito di valcucine per capire come deve essere realizzata la ventilazione:

come prevedere la ventilazione in cucina
un silenziatore per il foro di ventilazione

Naturalmente non devi lasciare il foro completamente libero…ci sono delle griglie per coprirlo e alcune ditte hanno creato dei sistemi che riescono ad abbattere i rumori provenienti dall’esterno.

Oltre al foro per la ventilazione potrebbe essere necessario un secondo foro per l’aerazione: infatti nel caso in cui la tua cappa sia di tipo filtrante e non aspirante (cioè collegata con un tubo direttamente all’esterno) un nuovo buco nel muro si rende necessario (e in questo caso è proprio per espellere odori e fumi…).

Le finiture per la tua cucina

Qui non voglio assolutamente dilungarmi: ci sono talmente tanti produttori e tipi di finiture sul mercato che sicuramente non potrei darti una panoramica completa (onestamente penso di non avercela nemmeno io che lavoro nel settore da anni). Inoltre non conosco il tuo gusto personale e quindi potrei mostrarti cose che non ti piacciono minimamente.

In questo paragrafo voglio solo darti qualche consiglio su materiali e su come puoi farli posare.

Rivestimento delle Pareti

Se la tua cucina arriva direttamente dagli anni ’60 o ’70 del secolo scorso probabilmente sarà completamente rivestita in piastelle fin quasi al soffitto (nel senso che tutte le pareti sono rivestite con piastrelle).

Ora siamo passati esattamente all’estremo opposto: potresti anche ritrovarti una cucina senza alcun rivestimento ceramico.

Cerchiamo sempre di rimanere sul pratico: l’utilità di avere superfici facilmente lavabili e che non assorbono è dovuto chiaramente al fatto che alcuni cibi “schizzano” (tipo il sugo della nonna…). Quindi partendo da qui dobbiamo chiederci: dove è più probabile che un cibo schizzi in cucina? Naturalmente la risposta è dietro ai fornelli o dietro al lavello (quando stai pulendo qualche piatto). E’ chiaro come sia indispensabile che la parete dove ci sono questi due elementi sia rivestita con un materiale che non assorba e sia facilmente pulibile.

Solitamente si usa rivestire tutta la parete (o le pareti) su cui sono disposti i mobili della cucina fino a circa 2,2m di altezza, anche se ormai non è raro mettere il rivestimento giusto nella fascia centrale che sicuramente rimarrà a vista (quindi da circa 80cm di altezza fino a circa 150cm di altezza). Questa soluzione è sicuramente ottimale se si vuole risparmiare qualcosa: un consiglio che voglio darti è quello di far installare questo rivestimento “paraschizzi” dopo aver montato la cucina in modo da essere precisi al centimetro.

Probabilmente ti sei accorto che non ti ho parlato di un materiale preciso con cui rivestire la parte. Il motivo è che se fino a pochi anni fa l’unica soluzione possibile erano le piastrelle in ceramica (o gres porcellanato), ultimamente si stanno diffondendo dei materiali di rivestimento a base di resine o cementi che riescono ad avere le stesse caratteristiche tecniche delle piastrelle ma con finiture sia visive che tattili compeltamente diverse.

Per tutte le pareti che non sono a rischio concreto di un contatto diretto con i cibi naturalmente ti consiglio una pittura traspirante (come ti ho già scritto prima).

I pavimenti

Per i pavimenti la soluzione principe è sicuramente la piastrella in gres porcellanato o ceramica. La scelta è talmente vasta che potresti perderti nei negozi che le vendono, quindi anche in questo caso non ti do consigli specifici su marche e modelli.

L’unica cosa a cui devi stare attento è che sia pensata appositamente per essere posata a pavimento, quindi antisdrucciolo.

Naturalmente per il pavimento non esiste solo la piastrella: una soluzione alternativa, anche se poco utilizzata, è il legno che con i giusti trattamenti va benissimo anche in cucina.

Ti ho già parlato prima di un’altra variante possibile: la resina; oppure potresti pensare ad una soluzione con un cemento di tipo industriale, molto moderno.

Come ti avevo promesso questa parte dedicata alle finiture è stata veramente breve. Ora voglio affrontare brevemente l’ultimo aspetto: la burocrazia.

Non fare i lavori abusivamente…ti conviene!

Se decidi di ristrutturare la tua cucina come lo abbiamo visto in questo articolo (quindi compresi tutti gli impianti) l’intervento rientra tra quelli per cui puoi chiedere la detrazione fiscale del 50%.

Però ricordati sempre che per poter accedere a queste agevolazioni fiscali devi fare tutto quanto in regola e seguendo scrupolosamente quello che dice la legge.

In particolare:

  • devi farti fatturare tutto
  • devi pagare con bonifico specifico per le detraizoni fiscali
  • devi farti consegnare tutti i certificati di conformità degli impianti
  • se c’è più di un’impresa che lavora in cantiere devi fare la notifica preliminare all’ASL
  • se il Comune lo richiede devi presentare una pratica edilizia

Attenzione che, mentre i primi due punti sono indispensabili da fare per accedere alle detrazioni fiscali, i restanti punti devono essere in regola in caso di un controllo quando stai usufruendo delle detrazioni fiscali. E se viene accertato che non eri in regola al momento dei lavori la detrazione viene a cadere…

Ti voglio raccontare quello che è successo pochi anni fa ad un mio amico che per comodità chiameremo Giovanni.

La disavventura gli è capitata nella ristrutturazione di un bagno, ma la cosa è assolutamente identica per la cucina.

Aveva un bagno molto vecchio che necessitava di essere rifatto completamente: dai tubi dell’acqua alle piastrelle.

Siccome la disposizione degli igienici era già soddisfacente il mio amico ha pensato che non ci fosse bisogno di un tecnico che lo assistesse e siccome gli piace il design ha progettato lui come doveva venire il nuovo bagno.

Ha affidato i lavori ad un’impresa senza presentare alcuna comunicazione al Comune e nemmeno all’ASL perchè era convinto che non fosse necessario.

Ha chiesto all’impresa che gli fosse fatturato tutto perchè voleva sfruttare le detrazioni fiscali e correttamente ha pagato con bonifico specifico. (Naturalmente l’impresa avrebbe dovuto comunicargli che per poter accedere alle detrazioni mancava qualcosa…ma come succede quasi sempre non lo ha fatto!)

Tutto a posto finchè un paio di anni dopo gli arriva una richiesta di verifica da parte dell’Agenzia delle Entrate (questa può essere fatta fino al 31 dicembre del secondo anno successivo alla presentazione della dichiarazione).

In realtà lui era tranquillo perchè convinto di avere tutti i documenti a posto: presenta fatture e bonifici effettuati. Però l’Agenzia delle Entrate gli chiede anche la pratica edilizia e i certificati di conformità degli impianti.

Per i certificati di conformità non c’erano problemi…ma per la pratica edilizia? Chiama il commercialista che gli dice di preparare una dichiarazione sostitutiva in cui afferma che non fosse necessaria la pratica edilizia (anche se in realtà non era vero).

L’Agenzia delle Entrate accetta questa dichiarazione e il mio amico tira un grosso sospiro di sollievo! Ma l’inghippo nasce proprio da dove se lo aspettava di meno: i certificati di conformità.

Da un controllo rapidissimo emerge che non sono stati rilasciati dalla ditta che ha emesso la fattura. Infatti sono stati rilasciati dall’idraulico e dall’elettricista, esterni all’impresa, di cui si è avvalsa quest’ultima.

“Allora serve anche la notifica preliminare all’ASL perchè c’era più di un’impresa sul cantiere”

Tu lo sapevi che in caso di assenza della notifica preliminare (se dovuta) perdi il diritto ad avere le detrazioni fiscali? (se hai letto questo articolo sicuramente sì 🙂 )

Il mio amico ora lo sa (anche se è troppo tardi).

Morale della favola: non importa se l’intervento è contenuto, verifica sempre quali sono gli obblighi a cui sei preposto per evitare di avere problemi di qualsiasi tipo. Se hai qualche dubbio puoi sempre consultare la tabellina che ti ho allegato sempre in questo articolo: Non commettere un abuso quando ristrutturi!

Ora sai veramente tutto su come si deve ristrutturare una cucina…devi solo iniziare!

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