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Home styling, relooking o staging? Scopri le differenze e i professionisti a cui affidarsi

Indice

Da alcuni anni sono prepotentemente entrati nel gergo di chi vuole fare lavori in casa alcuni termini inglesi come “home styling”, “home restyling”, “home relooking” e “home staging”.

Ma in cosa consistono realmente questi interventi? Sono lavori di ristrutturazione oppure no? E chi sono i professionisti (progettisti) che possono occuparsene?

Siccome sono servizi sempre più richiesti, e spesso sono fraintesi, in questo articolo faremo una panoramica generale e vedremo come sono inquadrati dalla normativa italiana.

Ti avverto: alla fine probabilmente avremo tolto un po’di fascino a questi termini, ma sarà più semplice per te capire all’atto pratico di cosa si tratta e soprattutto cosa aspettarti (e cosa non aspettarti) da questi interventi.

Inoltre un nodo importante che affronteremo, e troppo spesso sottovalutato dai committenti, riguarda le nuove professioni che questi termini hanno fatto nascere. Il motivo è che c’è un fiorire di “home styler”, home relooker” e “home stager”…ma siccome si tratta di professioni che non sono normate dalla legge italiana, vi si sono buttati a capofitto anche persone senza nessuna reale esperienza e competenza. I quali alle volte fanno sfociare le loro progettazioni in ambiti per cui servono titoli di studio e abilitazioni di cui sono sprovvisti, creando abusi che ti porterai dietro per anni.

Quindi capire i limiti di questi interventi è importante anche per definire i professionisti che possono seguirti nella loro progettazione ed esecuzione.

I MILLE VOLTI DELLA RISTRUTTURAZIONE TRA STYLING, RESTYING, RELOOKING E HOME STAGING

home styling

Diciamo subito che tutti questi termini non rappresentano altro che una piccola porzione del settore della ristrutturazione. E in particolare rappresentano tutti quegli interventi che non richiedono opere edili e impiantistiche invasive come abbattere/costruire muri e rifare impianti. Forse qualcuno può dirti che il restyling può sfociare in questa tipologia, ma non è così. In inglese c’è un altro termine per la ristrutturazione vera e propria: house renovation.

Quello che invece questi termini comprendono è il concetto di interior design, inteso come creare uno stile nella casa, con interventi più o meno invasivi.

Fermo restando che l’interior design, nella sua definizione più ampia, comprende tutti quegli interventi necessari per ristrutturare una casa (letteralmente è progettazione di interni), quindi anche quelli edilizi e impiantistici, non c’è dubbio che nell’accezione comune sia quasi sempre relegato alla sola creazione di uno stile attraverso interventi sulle finiture, sugli arredi e sugli oggetti.

Ma detto ciò, qual è la differenza tra styling, restyling, relooking e staging?

Ristrutturazione

In fondo si tratta di differenze sottili, quasi impercettibili, ma che è importante comprendere.

Home styling e restyling

L’home styling e restyling sono praticamente la stessa cosa: la differenza è data solo dalla base di partenza. Provo a spiegarmi.

L’obiettivo dell’home styler è appunto dare uno stile alla casa. L’obiettivo dell’home restyler è cambiare lo stile della casa. Il ché presuppone che nel primo caso uno stile non ci sia proprio e nel secondo caso che sia da cambiare.

Il primo caso è quello tipico delle case appena costruite o in fase di costruzione, il secondo di quelle esistente in cui i proprietari (o inquilini) hanno già messo arredi e suppellettili.

In ogni caso l’ambito di intervento dell’home styling/restyling è principalmente quello dell’arredamento e dell’oggettistica. Quindi sono esclusi interventi edili, a parte eventuali pitturazioni di pareti e soffitti.

Attenzione a non sovrapporre lo styling/restyling con l’interior design. Sebbene possano sembrare concettualmente simili (e lo sono) differiscono sensibilmente per ambito di intervento, con l’interior design che ha un campo di azione più ampio.

Volendo banalizzare al solo scopo di farti capire meglio, il lavoro dello styler è simile a quello dell’arredatore del negozio, naturalmente con una visione più ampia e globale rispetto ad un arredatore, che in fondo non sviluppa progetti ma semplicemente assembla mobili.

Non è raro che gli home styler siano affiancati ai progettisti e/o agli interior designer quando si progettano interventi di nuova costruzione.

Home relooking

Il relooking è una categoria di intervento più ampia rispetto allo styling, infatti non riguarda solo arredi e oggettistica ma comprende anche di intervenire su tutte le cosiddette “finiture” di una casa: pavimenti, rivestimenti, porte, infissi, pitturazioni, etc.

home staging relooking styling

Non rientrano nel relooking spostare e/o abbattere e costruire muri e nemmeno rifare impianti. Invece implementare gli impianti esistenti può rientrare in questa tipologia di intervento.

La cosa che non si discosta rispetto allo styling/restyling è la sostanziale ricerca di creare uno stile nella casa. Quindi l’interior design è centrale anche nel relooking. Anzi: potremmo dire che il relooking non è altro che un intervento di interior design all’interno di una casa esistente, senza fare interventi edilizi troppo invasivi.

Siccome è un intervento sempre più diffuso vorrei fare una piccola riflessione: il relooking di una casa ha senso solo quando la base di partenza, dal punto di vista distributivo e soprattutto impiantistico, è già buona. Non ha senso fare il relooking di una casa quando gli impianti sono obsoleti o la distribuzione interna non soddisfa le nostre esigenze.

Per farla breve: su case che hanno 30 o 40 di vita sulle spalle il relooking non ha senso.

Infatti, dato che le finiture possono essere molto costose, pensare ad un intervento limitato al relooking quando sono presenti altre problematiche importanti (magari sconosciute), non è un approccio corretto. Anche se purtroppo è quello seguito dalla maggior parte delle persone.

La prima cosa da fare quando si ha una casa vecchia è valutare autonomamente (cosa che puoi fare grazie ai contenuti del mio manuale) o rivolgendosi ad un professionista, quali sono i reali problemi e quali sono gli interventi indispensabili per risolverli.

Home staging

Con l’home staging siamo in un territorio a cavallo tra lo styling/restyling e il relooking. Lo scostamento ce lo abbiamo relativamente al settore. Infatti l’home staging è nato negli Stati Uniti con lo scopo di fare degli interventi minimi per rendere più accattivanti, e quindi più facilmente vendibili, gli immobili presenti sul mercato.

Un intervento di home staging generalmente parte dal “decluttering”, cioè liberare gli ambienti dalle cose inutili conservando solo quelle che possono valorizzarli, eventualmente prevede qualche intervento edile come pitturazioni o controsoffitti (qualcuno azzarda pavimenti flottanti), e soprattutto prevede l’utilizzo di decorazioni come tende e tappeti e qualche arredo per valorizzare le case.

In questo caso, trattandosi di immobili destinati alla vendita, raramente per i venditori ha senso pensare ad interventi più invasivi, che comprendano il rifacimento di impianti e della distribuzione interna, perché lo scopo è quello di liberarsi dell’immobile nel tempo più veloce possibile e al miglior prezzo. Pertanto l’home staging è spesso un intervento adatto e vincente (e purtroppo ancora non molto compreso dai venditori…ho appena acquistato casa e non ce n’è stata una presentata in modo decente). A patto di non nascondere gli eventuali difetti al compratore.

Come sono classificati questi interventi in Italia

Credo che un aspetto importante che devi capire è come la norma italiana classifica gli interventi di cui abbiamo appena parlato. È importante affrontare questo aspetto anche per mettere dei paletti chiari, che ci serviranno per determinare la necessità o meno di presentare pratiche edilizie e quali sono i professionisti che possono svolgere questi lavori.

Infatti nell’immaginario comune tutti rientrano nel macrocosmo della ristrutturazione, ma per la legge non è esattamente così.

In realtà nessuno tra home styling, home restyling, home relooking, home staging rientra nella ristrutturazione…e per capirlo dobbiamo fare riferimento al Testo Unico dell’Edilizia (d.pr. 380/2001) che definisce le categorie di intervento edilizie, a cui associa le pratiche edilizie necessarie (o meno).

In particolare vengono definite due categorie di intervento che delimitano la soglia tra ristrutturazione o meno:

  • la manutenzione ordinaria, al cui interno sono ricompresi tutti gli interventi sulle finiture degli edifici, come il rifacimento di pavimenti, rivestimenti, le pitturazioni, la realizzazione di controsoffitti, la sostituzione di porte e infissi;
  • la manutenzione straordinaria che, oltre agli interventi della manutenzione ordinaria, prevede anche lo spostamento di muri e il rifacimento di impianti.

Le opere di manutenzione ordinaria, che in sostanza servono per mantenere in efficienza la casa, non sono ristrutturazione e non richiedono pratica edilizia.

Tutte le opere di manutenzione straordinaria invece sono ristrutturazione e richiedono pratica edilizia.

Qui non approfondiamo oltre, comunque in questi anni ti ho già parlato altre volte di questi temi (leggi questo articolo: come non commettere un abuso quando si ristruttura casa).

Tornando a noi, tutte le opere di cui abbiamo parlato in questo articolo rientrano decisamente nella manutenzione ordinaria. Quindi non sono ristrutturazione.

Questo è importante per capire chi può progettare tali interventi e quali sono i limiti delle sue competenze.

CHI SONO I PROFESSIONISTI CHE POSSONO PROGETTARE QUESTI INTERVENTI?

Interior designer

La risposta a questa domanda è abbastanza semplice e la abbiamo già accennata all’inizio: non c’è bisogno di alcun titolo o abilitazione per progettare interventi di home styling/restyling/relooking/staging.

Infatti la normativa richiede degli specifici requisiti ai progettisti solo a partire dagli interventi di manutenzione straordinaria, cioè quelli per cui bisogna presentare una pratica edilizia.

Ogni volta che deve essere presentata una pratica edilizia il progetto deve essere firmato, timbrato e asseverato da un tecnico abilitato.

Ristrutturazione

Attenzione a questo ultimo punto: il tecnico deve essere abilitato. Non basta che sia laureato (architetti e ingegneri) o diplomato (geometra). Deve avere anche superato un esame di stato della categoria a cui appartiene (a cui si può accedere solo dopo laurea/diploma), deve essersi iscritto al suo ordine professionale e deve avere un numero di iscrizione.

Verificare se un tecnico è abilitato è semplice. Gli albi sono pubblici, basta andare sul sito del relativo ordine provinciale e inserire il nome e cognome del tecnico. Se vai sul sito dell’ordine degli architetti di Salerno e inserisci il mio nome e cognome vedrai che sono iscritto dal 2010 (prima ero iscritto a Treviso) e il mio numero è il 2783.

Questo significa che chiunque sviluppi progetti che prevedono (o prevederebbero) opere che richiedono la presentazione di una pratica edilizia, senza essere abilitato, sta facendo esercizio abusivo della professione (segnatelo che ci torniamo subitissimo su questo punto).

Tornando a noi, le professioni di “home styler”, “home relooker”, “home stager”, non richiedono nessun titolo di studio perché banalmente non sono normate.

Il risultato è che chi fa questo lavoro è la qualunque: non solo tecnici abilitati, ma anche tecnici non abilitati e gente che nella vita ha fatto tutt’altro lavoro fino a ieri. Per intenderci potresti farlo anche tu, e per il relooking di casa tua in teoria potresti non avere bisogno di nessun progettista.

E qui faccio una riflessione personale.

Ritengo non sia sufficiente conoscere un po’ di storia dell’interior design e saper abbinare colori e materiali di finitura (cosa molto più complessa di quello che può sembrare…) per potersi inventare relooker o home stager.

Sono necessarie anche conoscenze di normative tecniche e amministrative abbastanza complesse, di impiantistica e di strutture, di patologie edilizie e di tecniche costruttive…Infatti, anche se sono aspetti su cui in teoria un “home relooker” non interviene direttamente, deve comunque essere in grado di analizzare gli immobili su cui si ritrova a lavorare per consigliare correttamente il suo cliente.

Dal mio punto di vista queste cose sono in grado di farle solo i tecnici abilitati, e solo dopo che hanno fatto un po’ di anni di esperienza. E qui stendiamo un velo pietoso su quanto sia cieca la norma a tal proposito.

Invece quello che capita spesso è vedere interventi di relooking o home staging, che vengono progettati da persone non abilitate e senza nessun percorso di studi attinente alla materia (non valgono i corsetti che si fanno online e nemmeno quelli di interior design che hanno senso solo con un solido background di studi dietro).

Progetti che poi tra l’altro, e questo è il problema principale, sfociano facilmente in ristrutturazioni vere e proprie, che tanto passare da “cambiamo il pavimento e pitturiamo le pareti” ad “abbattiamo quella parete così facciamo l’open space” è un attimo. Se il professionista che ti segue è anche un tecnico abilitato va tutto bene, ma se non lo è hai un problema: stai per commettere un abuso e lui sta svolgendo esercizio abusivo della professione. E giusto per intenderci, quello che dicono spesso questi soggetti, cioè “un tecnico che ci firma la pratica edilizia lo troviamo, non si preoccupi” vale come carta straccia.

A chiusura di questa riflessione ti invito a tenere conto di un ultimo aspetto: un tecnico abilitato ha molti obblighi e doveri. A partire dal seguire il codice deontologico dell’ordine a cui è iscritto, per continuare con l’obbligo di essere dotato di assicurazione RC professionale che copra eventuali errori di progettazione. Tutti aspetti di cui i vari “home styler/restyler/relooker/stager” non abilitati possono fregarsene.

Detto ciò, il mio scopo non è né spaventarti, né sminuire chi fa queste professioni senza provenire da un percorso di studi canonico. Finché si limitano agli ambiti di loro competenza e hanno l’onestà intellettuale di tirarsi indietro quando il progetto sfora questi ambiti, ben vengano. Ma ricordati che tu devi tutelarti sempre.

Come scegliere il tuo progettista

Mi permetto di chiudere questo articolo dandoti alcuni consigli sulla scelta dei progettisti a cui affidarti:

  1. quando ti appresti a realizzare dei lavori in casa chiedi sempre al progettista se è abilitato e se presenta pratiche edilizie. Magari non ti servirà ma in caso lo diventi sei già preparato;
  2. affidati sempre ad un tecnico abilitato, qualsiasi sia la tipologia di intervento che vuoi fare. Tecnici abilitati con esperienza di interior design ce ne sono in abbondanza e non è necessario andare a cercare quei tecnici che non hanno avuto la voglia o la capacità di superare un esame di stato o peggio di chi si è inventato una professione da un giorno all’altro;
  3. Se ti sei innamorato dello stile di qualcuno che non è abilitato a presentare pratiche edilizie (o banalmente non vuole), e vuoi affidargli a tutti i costi il progetto di interior design, fai in modo di stabilire subito se sarà necessario fare opere che richiedono la presentazione di una pratica edilizia e in questo caso imponi che il progetto sia gestito da un tecnico abilitato e lascia all’interior designer solo questa prestazione (per intenderci: non deve mettere bocca su tutto il resto, distribuzione interna e impianti in particolare).

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