Guida totale alla sostituzione degli infissi. Gli accessori e la posa in opera [Parte 4]

la sostituzione degli infissi e la corretta installazione

Continuiamo con la quarta parte della guida alla sostituzione degli infissi affrontando gli ultimi due aspetti tecnici. Ti parlerò di cose che solitamente vengono sottovalutate dai committenti e che invece rappresentano degli elementi fondamentali per ottenere il risultato che ti aspetti. Infatti acquistare degli infissi ad elevate prestazioni è assolutamente inutile se non poni adeguata attenzione a: Questi due elementi non scelti/realizzati nel modo corretto possono trasformare i tuoi infissi super-isolanti in poco più di un infisso dalle pessime prestazioni… Prima di proseguire però ti voglio lasciare il link alle prime tre parti di questa guida nel caso tu non li avessi ancora letti (n.b.: le informazioni contenute nelle prime parti sono indispensabili per comprendere tutto quello che ti scriverò qui di seguito): Parte 1 – Come capire se è necessaria la sostituzione degli infissi Parte 2 – Le tipologie di infissi in commercio Parte 3 – I sistemi di apertura e il vetrocamera MA L’INFISSO È SOLO L’INFISSO? Molte persone credono che una volta scelto l’infisso giusto il grosso sia stato fatto. Invece non è così, ci sono alcuni importanti elementi di contorno che richiedono una grande attenzione da parte tua…e non mi sto riferendo alle maniglie! Nella prima parte della guida che stai leggendo abbiamo già fatto parlato di uno di questi elementi: il controtelaio. Lì ne abbiamo già parlato approfonditamente ma ci torneremo in modo ancora più esaustivo nella seconda parte dell’articolo che stai leggendo, quando parleremo della corretta posa in opera dell’infisso. Ma non è tutto:c’è un secondo elemento al quale devi riservare un’attenzione particolare, cioè  il sistema di oscuramento. Spesso sono tapparelle (…nella grande maggioranza dei casi) o in alternativa gli scuretti. Quando in una casa si decide di fare la sostituzione degli infissi molto spesso si decide di sostituire anche il sistema di oscuramento. In questa prima parte dell’articolo ci concentreremo solo sul sistema-tapparella, invece non approfondiremo la questione legata agli scuri perchè, a differenza dei primi, non sono integrati con l’infisso ma costituiscono una struttura esterna agli stessi e da essi indipendente. Se invece a casa tua ci sono le tapparelle devi continuare a legger. Infatti si tratta di un elemento che è strettamente integrato all’infisso e soprattutto si tratta di un elemento complesso. Infatti, come avrai modo di leggere tra poco, il sistema-tapparella è formato da più parti tutte ugualmente importanti. E la cui scelta sbagliata può portare grossi problemi relativamente ad isolamento termico ed acustico. Nelle prossime righe parleremo di: Perchè inserisco la zanzariera nel sistema-tapparella? Perchè, pur non essendo un sistema di oscuramento, rappresenta un elemento che ormai deve essere pensato e previsto integrato a quest’ultima. Tra poco vedrai perchè… Il cassonetto I problemi di isolamento termico, acustico e di tenuta all’aria del sistema di oscuramento a tapparella riguardano soprattutto il cassonetto all’interno del quale vengono avvolte le lamelle e che si trova sopra l’infisso stesso. Se in passato i cassonetti erano delle semplici scatole realizzate con sottili pannelli di legno, ora sono diventati dei sistemi complessi in cui l’isolamento è un fattore importante e attentamente studiato. Quando andrai dal serramentista a farti fare il preventivo per la sostituzione degli infissi ti parlerà sicuramente di cassonetto coibentato. I cassonetti pssono essere di due tipi: La prima soluzione è sicuramente preferibile. Mentre una volta i cassonetti fuoriscivano quasi sempre dal muro costituendo un antiestetico scatolone (spesso color legno) sopra la finestra, ora si cerca di incassarli completamente all’interno dello spessore delle pareti esistenti, facendoli diventare di fatto quasi invisibili. Purtroppo, nonostante l’ottimizzazione delle misure, questa cosa nei vecchi edifici costituiti da pareti perimetrali spesso sottili e non isolate non è possibili: non è raro infatti che il nuovo cassonetto sporga comunque all’interno dell’ambiente. Se è il tuo caso purtroppo non puoi farci molto: devi rassegnarti a vederlo, anche se ormai i cassonetti possono essere normalmente tinteggiati, quindi apparire come un inspessimento del muro; per ovviare al problema una soluzione è costruire una finta-trave in cartongesso che corra lungo tutta la parete. Ma non è questo l’aspetto che ci interessa qui. Il cassonetto coibentato ha due punti deboli, uno su cui non hai potere e l’altro su cui invece puoi incidere con le tue scelte: Sul primo aspetto, come ti dicevo, non puoi intervenire: il taglio nella parte inferiore per consentire alla tapparella di salire e scendere è necssario da lì passa tutto…aria, suoni, caldo/freddo. Ma l’importante è che tutto ciò che entra nel cassonetto poi non trovi la strada per entrarti in casa… E qui veniamo al secondo punto debole: il foro di ispezione. Questa apertura è fondamentale e non ci si può rinunciare, infatti in caso di malfunzionamento della tapparella è necessario avere uno spazio adeguato per intervenire. E le tapparelle che ho fatto installare alcuni anni fa insieme agli infissi in casa mia purtroppo hanno avuto spesso bisogno di interventi a causa di una posa non proprio a regola d’arte… Tornando a noi: nei cassonetti utilizzati per le ristrutturazioni il foro di ispezione può essere posizionato in basso, sotto il cassonetto (in questo caso viene chiamato cielino), oppure può essere frontale. 9 volte su 10 il tuo architetto o il tuo serramentista di fiducia ti consiglieranno l’ispezione inferiore. E lo fanno perché sono meno visibili e sanno benissimo che tu, in casa tua, non vuoi vedere “quegli orrendi tappi” che hai sempre visto essere le chiusure frontali dei cassonetti. Anche io a casa ho il celino e ti assicuro che, sebbene sia vero che è QUASI invisibile (in realtà vedi una fastidiosissima – dal mio punto di vista – stecca orizzontale sopra ogni infisso), è altrettanto vero che maledico ogni giorno la scelta di non aver preferito la chiusura frontale. Per colpa del celino ho buttato all’aria buona parte dei soldi investiti per comprare degli infissi super-performanti (legno alluminio con triplo vetro…). Infatti tale elemento non è altro che un sottile pannellino di compensato che si sfila verso l’interno della casa per permettere appunto la manutenzione delle tapparelle. Quindi scegliendo questa soluzione tu hai: …e hai deciso di

Guida totale alla sostituzione degli infissi. I sistemi di apertura e il vetrocamera [Parte 3]

sostituzione degli infissi: le vetrate

Abbiamo visto nella seconda parte di questa guida alla sostituzione degli infissi come, nel momento in cui vai a sceglierli, la tua attenzione sarà focalizzata principalmente sul telaio. Questo è quello di cui ti parleranno i rivenditori e anche il tuo tecnico. In realtà, a mio modo di vedere, oltre al telaio devi scegliere, e quindi conoscere, anche altri aspetti dell’infisso. La prassi più diffusa tra i rivenditori è far scegliere al cliente il telaio dell’infisso, affrontare superficialmente le tipologie di apertura, che nel caso di ristrutturazione si da per scontato saranno esattamente come quelle già presenti (errore), e sorvolare totalmente gli aspetti legati al vetrocamera. È vero che tu, come cliente, sei più interessato all’aspetto estetico, e quindi al telaio, ma ritengo anche che sia più che importante avere poche e semplici informazioni sia sulle tipologie di aperture a tua disposizione che sul vetrocamera. In questa terza parte della guida approfondiremo proprio questi due punti: TIPOLOGIE DI APERTURA Parlare di tipologia di apertura non è banale come puoi pensare: spesso si da per scontato che i nuovi infissi debbano replicare totalmente le aperture di quelli vecchi. In realtà non è così. Proprio recentemente mi è capitato di seguire una ristrutturazione in cui, con i proprietari, abbiamo deciso di modificare tutte le tipologie di apertura degli infissi. Ma se non sai quali sono queste tipologie come fai? Attenzione che conoscere quali sono i sistemi di movimentazione degli infissi non è importante solo dal punto di vista  dell’utilizzo che ne farai, ma anche delle prestazioni generali degli infissi: infatti a seconda di come si apre l’infisso cambiano molti aspetti tra cui sia le prestazioni termoisolanti che il prezzo. Possiamo classificare le aperture in tre grandi famiglie: Oltre a queste c’è anche l’apertura a bilico, che però in Italia non è molto diffusa e che non approfondiremo. Infissi a battente e vasistas Parliamo dei battenti e dei vasistas in un unico paragrafo perché spesso viaggiano insieme: dove metti una finestra a battente ti viene quasi sempre proposta anche l’apertura a vasistas. Naturalmente nulla ti vieta di prevedere o solo l’apertura a vasistas o solo l’apertura a battente. La tipologia di apertura più diffusa è sicuramente la classica finestra a battente, che può essere ad una o due ante (in realtà anche a più ante…ma generalmente nelle case ci si ferma a due). A queste finestre è sempre possibile associare un’apertura a Vasistas, cioè l’anta che si inclina leggermente verso l’interno in senso verticale, molto utile per ricambi d’aria senza l’obbligo di tenere tutto spalancato. Nelle finestre a due ante l’apertura a vasistas solitamente è riservata alla sola anta con la maniglia di apertura. Gli infissi con apertura a battente hanno il vantaggio di garantire la massima tenuta all’aria e il massimo isolamento termoacustico in quanto, una volta chiusa, il telaio mobile e quello fisso aderiscono perfettamente tra di loro grazie anche (e soprattutto) alle guarnizioni. L’unica pecca (se così si può chiamare…) è che nel caso di finestre molto grandi le ante aperte potrebbero invadere eccessivamente l’ambiente interno diventando un ostacolo per la normale fruizione degli spazi (pensa ad esempio ad un salone con una porta-finestra di un paio di metri di larghezza: un’anta aperta occuperebbe un metro dentro la sala creando intralcio al posizionamento del tavolo o del divano). Infissi scorrevoli Agli infissi scorrevoli dedicheremo molto spazio perchè sono molto ricercate e apprezzate ma il loro utilizzo deve essere valutato con molta attenzione. Cerchiamo di individuare gli aspetti più importanti. Le finestre possono scorrere in verticale o in orizzontale. In Italia lo scorrevole verticale è praticamente sconosciuto, mentre all’estero (soprattutto in Inghilterra e in America) è molto diffuso. Lo scorrevole può o scorrere dentro il muro oppure le ante possono scorrere una sull’altra (quindi chiaramente devono esserci per lo meno due ante). Nel caso di sostituzione degli infissi è quasi sempre obbligatorio rispettare la forometria della facciata esistente (penso ai condomini…) e, soprattutto per problemi tecnici, spesso risulta impossibile riuscire a realizzare un infisso che scorre dentro il muro, a meno che originariamente non fosse previsto così. Ad esempio, in un progetto che sto seguendo, ci sono delle grandi porte-finestre che ben si adatterebbero ad essere trasformate in scorrevoli dentro il muro, però nel muro esistente ci sono i pilastri…e chiaramente non è possibile abbattere i pilastri per mettere gli infissi nuovi. In compenso è possibile sostituire una vecchia finestra (o porta-finestra) a battente con una nuova scorrevole. A patto di tenere conto di alcune limitazioni: infatti tutti i produttori di infissi prevedono delle dimensioni minime sotto alle quali non è possibile realizzare l’infisso scorrevole. Anche perché uno scorrevole troppo stretto non sarebbe per niente pratico… Giusto per capirci: con un infisso scorrevole a due ante potrai avere aperta solo metà della finestra per volta. Una finestra larga 1,5m ti permette di aprire al massimo 75cm (anche meno considerando i telai). Prima di ridurre in modo significativo l’apertura di una finestra o porta-finestra inserendo uno scorrevole dovresti essere consapevole di due ordini di problemi. Leggi attentamente perché, soprattutto il primo, è un aspetto che pochi serramentisti conoscono e da cui ti mettono in guardia. Dopo aver visto innumerevoli cataloghi di produttori di infissi ti posso dire che spesso la misura minima per uno scorrevole è 1,5m. Quindi, dopo aver letto di questi problemi, scorrevoli sì o no? Personalmente ritengo che gli infissi scorrevoli siano un’ottima scelta in determinate condizioni: ambienti grandi e vani finestra (o porta-finestra) molto grandi (da almeno 1,8m di larghezza in su…). Con un occhio al rispetto dei parametri di aerazione degli ambienti… Proprio recentemente mi è capitato di progettare una ristrutturazione in cui i clienti hanno espressamente chiesto di sostituire gli infissi a battente esistenti con degli scorrevoli. Io sono stato d’accordo con loro ma abbiamo potuto farlo perché tutti gli infissi (tranne i bagni) erano di 2m x 2,5m…enormi! E nonostante tutto in cucina ho dovuto prevedere degli infissi a battente per rispettare l’aerazione…. Una volta che hai scelto di mettere gli infissi scorrevoli credi

Guida totale alla sostituzione degli infissi. Le tipologie di infissi [Parte 2]

sostituzione degli infissi: le tipologie tra cui scegliere

La sostituzione degli infissi impone di valutare correttamente molteplici aspetti che, se affrontati senza avere delle informazioni di base, ti faranno correre il serio rischio di ritrovarti a scegliere l’infisso (e il fornitore) sbagliato per le tue esigenze, anche se hai il progettista della tua ristrutturazione che ti aiuta. Infatti sei tu che per primo devi avere le idee chiare su quello che vuoi e che ti offre il mercato. Come hai già potuto leggere nella prima parte  di questa guida, ti trovi di fronte ad un sistema complesso, composto da molti elementi tutti di elevata importanza per il suo corretto funzionamento e il raggiungimento delle prestazioni richieste. Entrando in uno showroom ti troverai di fronte ad una scelta infinita e sarai letteralmente travolto da una marea di informazioni, spesso contrastanti. In questa seconda parte della nostra guida, dopo che nella prima hai capito se effettivamente il tuo vecchio infisso è arrivato alla fine dei suoi giorni, voglio darti le linee guida per orientarti correttamente nella scelta del tuo nuovo infisso. La cosa principale che ti ritroverai a scegliere è il telaio di cui sarà fatto il tuo nuovo infisso: materiali, finiture ed accessori. Però, prima di approfondire qualsiasi questione tecnica, voglio tornare rapidamente su un punto che abbiamo già affrontato nella prima parte: quali sono le prestazioni termiche e acustiche minime che devi richiedere ai tuoi nuovi infissi. LE PRESTAZIONI MINIME RICHIESTE AGLI INFISSI Dal punto di vista termico la norma di riferimento è il decreto legislativo 192/2005 sul rendimento energetico nell’edilizia. In questo decreto, tra le mille questioni affrontate, ci sono anche i limiti di dispersione termica ammessi per i nuovi componenti che vengono installati, validi sia per edifici esistenti che per nuovi edifici. La dispersione termica di un elemento edilizio viene denominata Trasmittanza, è una grandezza fisica, e indica quanto calore tale elemento fa passare. L’unità di misura è W/m2K (watt su metro quadro kelvin), cioè quanti watt di potenza termica vengono trasmessi per ogni metro quadro di superficie dell’elemento edilizio al variare della temperatura di 1 grado Kelvin (non si utilizza il più comune, per noi, grado celsius per convenzione). Minore è tale valore maggiore è la capacità di isolare dell’elemento (o viceversa: maggiore è il valore e maggiore è la quantità di calore che viene trasmessa). Il decreto 192/2005 riporta, per ogni tipologia di elemento edilizio, una tabella con dei valori limite suddivisi per zone geografiche sopra il quale i nuovi elementi non possono andare. Ti riporto un’altra volta la tabellina che abbiamo visto nella prima parte della guida con i valori di trasmittanza massima ammessi, divisa per zone climatiche, e di seguito la cartina dell’Italia con l’individuazione di tali zone: ZONA CLIMATICA TRASMITTANZA “U” (W/m2K) A e B 3,20 C 2,40 D 2,10 E 1,90 F 1,70 Ci tengo a chiarirti una cosa: Il valore di trasmittanza limite da non superare che hai visto in tabella è riferito all’infisso nel suo complesso, comprensivo cioè dei telai e delle guarnizioni e non solo del vetro. Quando andrai a chiedere un preventivo per la sostituzione degli infissi, solitamente ti verranno date anche le prestazioni termiche per lo specifico infisso scelto, e in relazione alla trasmittanza troverai due valori: quello della sola parte vetrata (indicata con “Ug”) e quello dell’intero infisso comprensivo di tutti i suoi elementi (indicata con “Uw”). Sebbene la trasmittanza del vetro sia importantissima, il valore che ti deve interessare è la trasmittanza globale dell’infisso. Ormai quasi tutti gli infissi presenti sul mercato sono certificati per raggiungere e superare agevolmente le prestazioni minime richieste. E riescono a farlo non di poco…Infatti un infisso nuovo di media qualità arriva a garantirti prestazioni trasmittanza pari 1,4 w/m2K. Molto migliori di quelle richieste in gran parte dell’Italia. Chiaramente tutte queste belle cose che ti ho detto valgono se decidi di acquistare infissi di buona qualità e non i più economici importati dalla Cina che puoi trovare anche in alcune grandi catene di fai da tè…Questi infissi saranno pure certificati (altrimenti non potrebbero nemmeno essere venduti…) ma hanno un decadimento di prestazioni e di funzionalità (cioè si rompono, si deformano, non isolano più efficacemente) molto rapida. Passando all’aspetto acustico abbiamo già detto nella prima parte che la legge di riferimento è il D.P.C.M.  5/12/1997, “Determinazione dei requisiti acustici passivi degli edifici”. Tale decreto chiede che vengano rispettati dei limiti ben precisi di abbattimento acustico delle facciate degli edifici. Per quanto riguarda le case ogni parete esterna deve garantire un isolamento acustico complessivo di 40 decibel. Questo è un valore mediato tra l’incidenza superficiale delle parti in muratura e delle parti vetrate. Solitamente le parti in muratura superano abbondantemente tale valore, mentre gli infissi lo fanno più a fatica. In laboratorio è stato dimostrato che infissi con un abbattimento inferiore ai 32 decibel non riescono mai a garantire un abbattimento complessivo di 40 decibel, mentre un abbattimento di 37 decibel garantisce praticamente sempre il raggiungimento della prestazione globale richiesta. Esistono infissi che arrivano a garantirti un abbattimento acustico di quasi 50 decibel, ma tali valori (ti ricordo che i decibel lavorano in scala logaritmica: a piccolo incremento di valore numerico corrisponde un elevato incremento di abbattimento sonoro) fanno salire notevolmente i costi. Anche se la possibilità di raggiungere livelli di silenziosità interna tanto elevati devono essere presi in considerazione nel caso di residenze situate in aree molto rumorose. Gli studi hanno dimostrato che il rumore non dovrebbe superare mai i 50 decibel in fase di veglia, i 42 durante il sonno e i 35 per salvaguardare i nervi. E in Italia, da questo punto di vista, non ce la passiamo bene. Da statistiche di qualche anno fa risulta che le città italiane sono le più rumorose in Europa (con il record dei 92,6 decibel di Palermo). Lo sapevi che secondo studi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità il rumore è la causa del 3% dei decessi in Europa per insufficienze cardiache? L’esposizione prolungata a livelli sonori elevati (parliamo però di oltre i 70 decibel) determina danni permanenti all’udito e altri

Stai pensando di realizzare un secondo bagno in casa? Ecco l’unica guida completa in cui imparerai a: capire se puoi farlo o meno, quali sono i problemi tecnici da risolvere, quanto costa e qual’è l’iter burocratico obbligatorio

realizzare secondo bagno

Ultimamente mi sta capitando di fare molti sopralluoghi in appartamenti in cui i proprietari hanno una precisa richiesta: realizzare un secondo bagno. Gli standard abitativi sono cambiati molti negli ultimi 40 anni e non è raro che appartamenti costruiti tra gli anni ’50, ’60 e ’70, anche a fronte di dimensioni generose, avessero un solo bagno (e al massimo una minuscola lavanderia). Ora però anche in appartamenti piccoli avere due bagni “vivibili” è considerato essenziale per poter rispondere agevolmente ai bisogni di tutti i membri di una famiglia. Quindi realizzare un secondo bagno in casa è una richiesta comune durante una ristrutturazione. Se anche tu stai pensando di fare “il grande salto” e dire addio ad infinite code davanti alla porta del bagno in attesa che si liberi mentre stai trattenendo a fatica i tuoi bisogni, allora in questo articolo troverai pane per i tuoi denti. Nei prossmi paragrafi affronteremo tre punti: Lo so che la rete è piena di articoli che trattano l’argomento “realizzare un secondo bagno”, ma tutti si concentrano sugli aspetti che probabilmente sono meno imprtanti per te che devi affrontare questo intervento: cioè come ottimizzare gli spazi e che finiture scegliere. Certo, sicuramente non sono cose di poco conto, ma fidati di me se ti dico che sono aspetti di cui ti preoccuperai solo se riuscirai a rispondere in modo positivo ad altre domande: “Posso ricavare un secondo bagno in casa? Come devo fare?” In questo articolo voglio aiutarti a dare una risposta proprio a queste domande. E se alla fine vuoi solo sapere come distribuire al meglio i sanitari nel tuo nuvo secondo bagno puoi leggere direttamente la mia guida alla ristrutturazione del bagno: in fondo primo o secondo che sia le regole che devi rispettare sono sempre le stesse (o tu quando utilizzi il secondo bagno sei diverso da quando utilizzi il primo?). Se invece vuoi capire realmente se è possibile realizzare un secondo bagno in casa e come farlo allora continua a leggere questo articolo. HAI GLI SPAZI NECESSARI PER REALIZZARE UN SECONDO BAGNO? Prima di porti qualsiasi altro tipo di domanda devi dare una precisa e sicura risposta a questo problema. Non pensare che sia sufficiente dire “vabbè, rubo un po’di spazio in camera e un po’di spazio in corridoio ed ecco il secondo bagno!” Sarebbe troppo semplice così… Chiaramente aggiungere una locale in una casa senza andare ad occupare nuove superfici (cioè ampliandola) ma facendola rientrare all’interno del perimetro esistente significa togliere spazio  a qualche altra stanza. Lo so che ti sto dicendo una cosa scontata ma è un punto realmente importante da non prendere sotto gamba, soprattutto dal punto di vista normativo. Infatti non basta stringere un po’ la camera da letto per dormire sonni tranquilli: probabilmente non lo sai ma ci sono delle leggi che disciplinano le caratteristiche dei locali che compongono una casa e tra queste caratteristiche ci sono anche le loro dimensioni, in particolare le superfici minime. Attenzione che derogare da queste leggi significa perdere le caratteristiche di agibilità della propria casa! I riferimenti di legge principali sono tre: È possibile trovare altre leggi locali che disciplinano la questione (regolamenti di igiene per lo più) ma generalmente tutte le disposizioni che ci interessano sono contenute in questi riferimenti. Tra l’altro non è raro che i regolamenti edilizi comunali facciano riferimento in toto al decreto del 1975 e, siccome fare una ricognizione degli oltre 8000 regolamenti edilizi comunali presenti in Italia sarebbe un compito arduo, nelle prossime righe faremo principalmente riferimento a tale decreto. D.M. 5 luglio 1975: i requisiti igienico sanitari delle case Dedichiamo qualche parola in più a questo decreto introdotto nel 1975 perchè tra i costruttori si era diffusa l’abitudine di realizzare immobili con caratteristiche al limite dell’abitabilità: dimensioni risicate, stanze piccole, ambienti senza finestre…c’era la necessità di dare dei paletti per far vivere le persone in case decenti. Il D.M. Sanità del 1975, tra le varie indicazioni che fornisce, ci dice alcune cose interessanti da tenere in considerazione per quanto riguarda il nostro tema: Il D.M. 236/89 sulle barriere architettoniche e i regolamenti edilizi comunali Il D.M. 236/89 è quello che disciplina il superamento delle barriere architettoniche e ci interessa solo per un dato: stabilisce la larghezza minima che può avere il corridoio di una casa in 100cm. Spesso per realizzare il secondo bagno si va a stringere un corridoio sotto queste dimensioni…e non va bene! Infine voglio elencarti alcune caratteristiche legate ai bagni che, sebbene non presenti nelle leggi nazionali che abbiamo appena visto, sono spesso prescritte dai regolamenti edilizi comunali: Per avere la certezza di queste caratteristiche è necessario armarsi di buona volontà e cercare il regolamento edilizio del tuo comune (solitamente si trova sui siti istituzionali dei Comuni). Fatta la ricognizione di queste caratteristiche prescritte per legge comincia finalmente ad esserti più chiaro il quadro? Inserendo un nuovo bagno in casa vai in contrasto con qualcuna di queste leggi? Solitamente il rischio è quello di ritrovarsi con stanze di dimensioni più piccole rispetto a quelle previste per legge o con corridoi più stretti. Te lo ribadisco: il problema in questi casi è che casa tua non è più agibile…(se vuoi farti un approfondimento in merito all’agibilità leggiti questo articolo) e i lavori saranno sicuramente abusivi. Come faccio a capire se il secondo bagno che voglio realizzare mi fa violare queste leggi? La dimensione minima di un bagno… Giustamente senza sapere quanto spazio andrà ad occuparti in casa un secondo bagno non puoi sapere se il suo inserimento potrebbe o meno portarti ad andare in contrasto con le disposizioni di cui abbiamo parlato qui sopra. La legge non prescrive delle dimensioni minime per i bagni, però voglio darti un semplicissimo numero…poi fatti i conti da solo: 4mq. Un bagno completo (lavabo, wc, bidet, doccia) compreso di muri occupa almeno 4mq di superficie. Che vuol dire una dimensione interna di circa 1,7m*1,7m (chiaramente ipotizzandolo quadrato…). Si può derogare un po’, si può cambiare forma, si può rinunciare a qualche sanitario (il bidet?).

La grande guida al pavimento in gres: impara a conoscere il materiale principe dei pavimenti per fare la scelta giusta

Durante la ristrutturazione di una casa mettere un pavimento in gres è una delle soluzioni più diffuse. In fondo le possibilità tra cui scegliere non sono poi così tante: ceramica, legno, pietra, resina… E tra tutte queste il gres è sicuramente quella che offre (potenzialmente) il rapporto caratteristiche/prezzo più conveniente. Ma ti assicuro che la scelta non è poi così banale e ci scommetto che tu non hai idea precisa di cosa stai per mettere a terra quando ti parlo di gres. Eppure dovresti perchè quella cosa che sta lì e che calpesti tutti i giorni ti accompagnerà per moltissimo tempo, sicuramente più della pittura delle pareti o delle porte. Che ne dici di capirne qualcosa di più prima di prendere una decisione avventata (e costosa)? Articoli che ti parlano del pavimento in gres ne puoi trovare in abbondanza in rete. Te lo dico per certo perchè il mio approfondimento sulla questione è iniziato per una ricerca personale…anzi professionale. Lo ammetto: faccio l’architetto, ristrutturo case…ma non aspiro all’onniscenza. Ho fatto posare migliaia di metri quadri di mattonelle in gres ma ammetto di essermi sempre fidato sulla parola sulla loro superiorità rispetto agli altri rivestimenti ceramici. Negli ultimi tempi però nel mio ufficio c’è stata una vera e propria transumanza di rappresentati di ditte che producono gres. Mai successo prima…così mi sono chiesto: “ma ci sarà qualche novità che mi sono perso?”. Ecco…la mia ricerca è nata proprio così, come probabilmente faresti tu. Ho scoperto tante cose che non sapevo (mea culpa…) e avuto conferme di cose che (per fortuna) già sapevo. Come ti dicevo la mia ricerca è iniziata partendo dalla rete dove ho trovato (stranamente) molti articoli scritti bene e veramente interessanti (te ne linkerò qualcuno qua e là) in un marasma di pagine promozionali curate dai produttori di pavimenti in gres. Però questi articoli hanno la solita cattiva abitudine di spezzettare l’argomento, cosa che io odio. Contengono tante informazioni inutili (almeno per un utente finale come te) in mezzo a pochi dati realmente utili. Qui voglio fare il punto della situazione sul tema “pavimento in gres”, cosa che servirà prima di tutto a me per avere un posto dove tornare quando avrò qualche dubbio (un po’come ho fatto con l’articolo sul pavimento in legno), che servirà ai miei clienti che manderò qui  per chiarirgli le idee, e spero che possa servire anche a te che leggi per farti un’idea più chiara non solo sul gres ma in generale sul tipo di mattonelle in ceramica che puoi trovare in commercio. In questa mini-guida affronteremo pochi punti ma essenziali punti: Come sempre non ti parlerò di marche e modelli…non è assolutamente mia intenzione fare una disamina completa di quello che c’è in circolazione (compito tra l’altro arduo dato l’immenso panorama produttivo italiano…pensa che ogni anno vengono realizzati quasi 100 milioni di metri quadrati di piastrelle) anche se probabilmente mi ritroverò a fare riferimento ad alcuni prodotti per farti capire qualche concetto. Non prenderle come marchette…tanto non mi pagano! IL PAVIMENTO IN  GRES È L’ULTIMO ARRIVATO TRA I PAVIMENTI CERAMICI Chiariamo subito un aspetto: il gres porcellanato (che è quello utilizzato oggi e che è molto diverso dal gres originario di cui parleremo nel prossimo paragrafo) è una ceramica. Esattamente come il vaso di porcellana della nonna. Oppure come il bidet. La ceramica non è altro che argilla cotta. Un tentativo di imitare le caratteristiche della pietra però con le forme utili all’uomo. O meglio era solo argilla cotta…ora c’è l’argilla ma ci sono anche altri minerali che negli anni sono stati introdotti per migliorarne le caratteristiche. Giusto per conoscenza (anche perchè in fondo sono informazioni che non ti servono a molto…) attualmente i principali componenti di tutte le piastrelle in ceramica che puoi trovare in commercio (non solo del gres) sono: (Ho scoperto che i feldspati sono dei minerali che costituiscono circa il 60% della crosta terrestre…non ne avevo idea). Tolteci le incombenze “tecniche” veniamo al succo di questo paragrafo: che tipo di mattonelle per pavimenti puoi trovare dal tuo rivenditore di fiducia? Il pavimento in gres in fondo è solo l’ultimo arrivato… Infatti il mercato attualmente si divide in tre grossi prodotti: A cui si può aggiungere, anche se con un ruolo molto marginale, il cotto rustico. Però il peso specifico dei vari prodotti all’nterno del mercao è molto differente. Confindustria Ceramica ha rilasciato nel 2015 uno studio che domostra come il Gres porcellanato abbia cannibalizzato il settore. Non è recentissimo ma giusto per capire meglio le dimensioni e i numeri in ballo: Ok, mi dirai “ma che me ne frega a me? Io voglio solo informazioni sul pavimento in gres!” Hai ragione…ma nel negozio che ti vende le mattonelle non troverai solo pavimenti in gres ma anche altri materiali. Se attualmente il mercato è cannibalizzato dal gres c’è un motivo (e lo scopriremo a breve) ma devi comunque capire cosa potrebbe proporti il venditore di turno (magari per liberarsi di un vecchio fondo di magazzino che non riesce a sbolognare a nessuno…). Quindi facciamo un breve approfondimento su questi tre materiali…non prima però di capire quali sono gli strati di cui è composta una piastrella. La struttura della piastrella in ceramica Tranquillo, niente di così complesso (o almeno non nei termini in cui ne parleremo noi). La piastrella infatti si compone essenzialmente di due strati (anche se nel gres porcellanato vedremo che non è sempre così…): Quindi di base si tratta di una struttura abbastanza semplice. Vediamo come questi due strati sono stati sfruttati nell’industria delle piastrelle. Piastrelle in bicottura Partiamo da queste per un semplice motivo: sono quelle che sono entrate per prime in produzione e se hai una casa costruita tra la fine della seconda guerra mondiale e l’inizio degli anni ’60 e mai ristrutturata ci sono buone probabilità che a terra ti possa ritrovare un pavimento in piastrelle in bicottura. Belle ma fragili. Il motivo per cui si chiama bicottura lo dice il nome stesso: vengono cotte due volte. Prima viene cotto parzialmente il