Una delle domande più frequenti quando si ristruttura casa è: “ma se trasformo il mio impianto di riscaldamento in elettrico/se installo il piano ad induzione/se metto una colonnina di ricarica devo aumentare la potenza del contatore?”
Esistono una risposta semplice e una corretta a questa domanda. In questo articolo le daremo entrambe.
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“Se metto il riscaldamento con pompa di calore devo aumentare la potenza del contatore?”
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“Se installo un piano ad induzione rischio che salta la corrente?”
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“E se tengo accesi i condizionatori, il forno, il ferro da stiro, …… tutti insieme mando l’impianto in corto circuito?”
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“Ma con la colonnina di ricarica elettrica devo stare attento a quali apparecchi tengo accesi quando metto in ricarica la macchina?”
Senza dubbio negli ultimi anni c’è stata una grossa spinta verso la completa elettrificazione delle case, e quindi le domande qui sopra sono normali e lecite.
Capire se, in seguito ad una ristrutturazione, è necessario modificare anche la potenza del contatore non è particolarmente difficile, ma ogni casa ha una risposta diversa perché in ogni casa viene installato un mix di impianti/apparecchi elettrici, e a gas diversi (oltre ad avere le case stesse dimensioni diverse, cosa che incide non poco).
Se vuoi la risposta semplice alla domanda “devo aumentare il mio contratto di fornitura dell’energia elettrica” eccola: sì, fallo, tanto non sbagli.
Ma la vera questione è di quanto devi aumentarlo. E qui c’è la risposta corretta. Che sarà il tema di questo articolo.
Fino a pochi anni fa la fornitura standard di energia elettrica era di 3kw anche per immobili abbastanza grande. Senza dubbio questa fornitura va ancora bene per molti casi, ma è altrettanto vero che sempre più spesso è necessario passare a 4,5kw, 6kw se non di più proprio perché il numero di apparecchi elettrici è in costante aumento.
In una ristrutturazione che ho seguito qualche anno fa siamo dovuti passare a 10kw. In quel caso si trattava di un appartamento molto grande…ma non si tratta di un caso così raro.
La prima cosa a cui si pensa quando si parla di aumentare la taglia della fornitura elettrica è bollette più care. In realtà non è così: la potenza del contatore deve coprire i picchi di energia che presumibilmente verranno richiesti, ma il consumo medio può comunque mantenersi contenuto. Inoltre bisogna tenere in considerazione che passando a soluzioni elettriche ci saranno meno (se non nulle) richieste di gas, con un sostanziale azzeramento di quella bolletta.
Pertanto l’aumento (o diminuzione) delle bollette va visto sempre in ottica globale, non solo della singola bolletta.
Parleremo di come ottimizzare questi aspetti nell’ultima parte dell’articolo.
Per capire se e quanto aumentare la potenza di fornitura elettrica dobbiamo chiarire alcuni concetti.
Potenza installata, potenza di picco e potenza media
In casa devi distinguere tra la potenza reale installata, l’energia che presumibilmente costituirà il picco di richiesta e l’energia che mediamente verrà richiesta.
Qui ne parliamo in modo molto maccheronico per capire i concetti, quindi se sei un elettricista, un progettista di impianti elettrici o qualcos’altro con conoscenze tecniche nel settore tappati le orecchie e turati il naso.
La potenza installata è la somma delle singole potenze di tutti gli apparecchi (elettrici in questo caso) che ci sono in casa (o che potrebbero esserci).
Si va dai grandi elettrodomestici (frigoriferi, lavastoviglie, lavatrici, forno, etc.), agli apparecchi per il riscaldamento (pompe di calore, caldaie, ventilconvettori, condizionatori, etc.) ai piccoli elettrodomestici (phon, microonde, televisione, impianto stereo, computer, etc.), agli apparecchi di uso quotidiano (cellulari, tablet, sveglie, etc.), ad eventuali impianti di sicurezza (antifurto, videosorveglianza), senza scordarsi dell’illuminazione.
Conoscere questa potenza è fondamentale per progettare e sezionare correttamente un impianto elettrico (ne abbiamo parlato in questo articolo). Lì troverai alcune informazioni che ti daranno una prima idea sulla necessità o meno di aumentare la potenza del tuo contatore. Però il fatto è che basarsi su questo dato è fuorviante.
Abbiamo poi la potenza media utilizzata: cioè di questi apparecchi quali in un utilizzo standard verosimilmente funzioneranno in contemporanea?
Il calcolo della potenza media è utile per comprendere quali saranno i consumi sulla base di cui pagherai le bollette. E il suo calcolo dovrebbe essere fatto a livello stagionale.
Infatti, al netto degli apparecchi che rimangono accesi continuativamente (ad esempio frigorifero e sistema produzione acqua calda), gran parte dell’energia consumata in una casa è dovuta a due consumi variabili legati alla stagionalità: riscaldamento/raffrescamento e illuminazione.
In estate ad esempio utilizzeremo i condizionatori/ventilconvettori per raffrescarci ed avremo meno bisogno di accendere le luci perché le giornate sono lunghe.
In inverno invece utilizzeremo i condizionatori/ventilconvettori/termosifoni/etc. per riscaldarci e terremo le luci accese per molte ore.
Durante le mezze stagioni probabilmente non consumeremo nulla di riscaldamento/raffrescamento e terremo le luci mediamente accese.
Conoscere mediamente quale sarà la potenza consumata in ogni stagione ti consente di tenere un corretto bilancio familiare, ma utilizzare questo dato per decidere la taglia del tuo contratto di fornitura dell’energia elettrica è sbagliato.
La potenza media impiegata inoltre è utile per fare un corretto dimensionamento degli impianti fotovoltaici.
Infatti è inutile farlo sul massimo della potenza installata (quando mai tutti gli apparecchi verranno utilizzati in contemporanea?) e nemmeno sulla potenza di picco stimata (ne parliamo qui sotto).
L’impianto fotovoltaico deve essere in grado di sopperire a una parte significativa dei consumi elettrici, non di farti staccare completamente dalla rete elettrica (sì, puoi anche perseguire questo scopo…ma devi fare una valutazione costi/benefici che non è oggetto di questo articolo).
La potenza di picco è quella da utilizzare per determinare la taglia del contratto di fornitura. Che poi parliamo di una potenza di picco stimata.
Questa è infatti la potenza massima che presumibilmente potrebbe essere richiesta in condizioni particolari che sappiamo si verificheranno durante l’anno (anche se non sappiamo con precisione quando).
Ad esempio in periodi di freddo intenso sarà necessario accendere alla massima potenza tutti i condizionatori/ventilconvettori/termosifoni/etc., inoltre potresti mettere in funzione contemporaneamente i grandi elettrodomestici e qualche piccolo elettrodomestico (lavastoviglie, forno, lavatrice e un phon) a cui aggiungere gli apparecchi sempre accesi e qualche altro (televisione, caricabatterie, etc.).
Si tratta di casi rari, che possono durare poco tempo (anche poche ore) ma che devono essere considerati tra i vari scenari possibili: la taglia del contratto elettrico va basata su questi possibili picchi di richiesta (che bada bene sono inferiori alla potenza complessiva installata in casa). Lo scopo è non ritrovarti senza energia all’improvviso perché è saltato il contatore.
Calcolare la potenza di picco
Calcolare la potenza necessaria in casa non è molto difficile: hai bisogno solo di alcuni dati e di capire alcuni concetti.
Prima cosa: finora stiamo parlando di potenza, ma cos’è?
La potenza è la quantità di energia (in fisica chiamato lavoro) che viene fornita in un dato momento (unità di tempo).
L’energia può essere di varia natura: meccanica (pensa alla potenza di un’automobile), termica (pensa alla potenza di riscaldamento di una caldaia a gas), elettrica (pensa a quanta energia è in grado di fornire una lampadina). L’unità di misura per tutte le potenze è il Watt.
Quindi, tornando alla potenza elettrica, ogni apparecchio elettrico ha una potenza massima espressa in Watt (W). Questo dato lo trovi nelle targhette che ogni apparecchio elettrico deve avere.
La potenza massima richiesta in una casa è la somma di tutte le potenze di tutti quanti gli apparecchi presenti se venissero accesi in contemporanea. In una casa moderna potremmo trovare:
- Pompe di calore per il riscaldamento
- Terminali riscaldamento (ventilconvettori/split/etc.)
- Boiler o Pompa di calore per l’acqua calda sanitaria (possono coincidere con le prime)
- Apparecchi illuminanti
- Grandi elettrodomestici (frigo, forno, lavastoviglie, lavatrice, piano ad induzione)
- Piccoli elettrodomestici (televisori, apparecchi cucina, computer, aspirapolveri, etc.)
- Colonnina di ricarica elettrica
- etc.
Questi chiaramente sono solo i principali, ma ce ne possono essere molti altri.
Calcolare la potenza installata significa prendere per ogni apparecchio la potenza massima assorbita (indicata nelle targhette in watt) e sommarle. Un’operazione semplice in fondo. Come abbiamo già accennato da questa somma vengono dei valori molto alti. In un appartamento medio puoi arrivare tranquillamente a 10 kW di potenza installata (diecimila Watt).
Ma come abbiamo detto non è questa la potenza su cui dimensionare il contratto di fornitura di energia elettrica. Devi prendere la potenza di picco ipotizzata.
Si tratta di un conto che di solito fa un progettista di impianti (alle volte anche gli installatori), figura che dovrebbe essere presente quando si pensa di rifare gli impianti e passare tutto all’elettrico. Ad ogni modo due conti della serva li puoi fare anche tu per capire se devi aumentare la taglia del contatore: simula degli scenari realistici e somma la potenza elettrica richiesta da parte di ognuno degli apparecchi installati.
Come scegliere le offerte luce (e gas) dopo una ristrutturazione
A questo punto, determinata la potenza che ti serve, puoi valutare se è necessario aumentare la fornitura e contemporaneamente se mantenere o cambiare il fornitore di energia.
Come sai ultimamente il costo dell’energia è salito notevolmente, ci sono stati aumenti delle bollette di oltre il 50%. E questo vale sia per l’energia elettrica che per il gas.
La realtà è che il costo dell’energia è aumentato di molto più del 50%. Infatti la cosiddetta componente energia è solo una quota parte dell’importo di una bolletta.
L’Autorità per l’energia elettrica, il gas ed il sistema idrico (AEEGSI) tiene delle statistiche in merito. Eccole:
- Spesa per la materia energia (47,65%)
- Spesa per il trasporto e la gestione del contatore (20,18%)
- Spesa per oneri di sistema (18,96%)
- Imposte (13,21%)
Quindi la componente energia incide per meno della metà sull’importo della bolletta. Pertanto ad un ipotetico raddoppio del costo dell’energia non corrisponde un raddoppio della bolletta ma un aumento di circa il 50% (che comunque è una somma importante).
Ho voluto verificare questi dati, così ho preso la bolletta di casa mia e me la sono guardata per confrontarla con questi dati. Eccola (nb: vivo in un mini appartamento, mi riscaldo con un sistema elettrico e sono spesso fuori per lavoro):
Su una bolletta di 46,71€ abbiamo:
- Spesa per la materia energia = 19,98€ (47,05%)
- Spesa per il trasporto e la gestione del contatore = 8,91€ (20,98%)
- Spesa per oneri di Sistema (attività commerciali + dispacciamento) = 8,73€ (20,56%)
- Imposte = 4,84€ (11,41%)
Direi che bene o male ci siamo con i dati di AEEGSI.
Quindi, detto che il costo dell’energia è aumentato e che probabilmente dopo una ristrutturazione bisognerà rivedere la propria fornitura di energia elettrica, è importante seguire dei criteri per scegliere il nuovo contratto o fornitore.
A tal proposito ecco alcuni consigli del sito prontobolletta che mi ha aiutato a scrivere questo articolo.
Punto 1: costi di variazione del contratto di fornitura
Se decidi di mantenere il tuo vecchio fornitore dovrai contattarlo per chiedergli l’aumento (o la diminuzione). Se invece decidi di cambiarlo dovrai comunicare contestualmente anche la potenza che desideri ti venga fornita.
Dato il contratto di 3kw come base (con i relativi costi di prima attivazione o voltura), ci saranno dei costi fissi da sostenere, che ci vengono dati da ARERA (autorità dell’energia). Fino a tutto il 2023 ci sono delle agevolazioni.
- 55,66€ per ogni Kw aggiuntivo per i clienti domestici fino a 6kw (da gennaio 2024 saranno 70,41€)
- 23,00€ per oneri di gestione
- Da gennaio 2024 ci saranno anche 25,81€ di oneri amministrativi
Così puoi già farti una prima idea dei costi che affronterai. Naturalmente si tratta di costi Una-tantum.
Ma dati questi costi fissi sono altri gli elementi su cui dovrà basarsi la tua scelta tra un fornitore e l’altro.
Punto 2: costo della componente energia
La prima cosa da verificare è chiaramente il costo della componente energia. In Italia vige il libero mercato, quindi ogni fornitore può dare una propria quotazione all’energia che vende.
Ti voglio evidenziare che oltre al libero mercato esiste anche il mercato tutelato (servizio di maggior tutela), in cui il costo della componente energia è stabilito trimestralmente dall’Autorità dell’Energia (ARERA) sulla base dell’andamento dei prezzi delle materie prime.
Oltre ad avere un prezzo “calmierato”, chi aderisce al servizio maggior tutela non trova in bolletta le perdite di rete (sempre da Arera).
Però non è detto che il servizio maggior tutela sia più conveniente rispetto al libero mercato, anzi solitamente alla fine si spende di più. La cosa positiva è che è più stabile.
Purtroppo questa opzione dal 2023 non sarà più possibile, in quanto il servizio di maggior tutela verrà dismesso (è stato prorogato di un anno perché doveva cessare nel 2022).
Punto 3: offerte complete
Una volta valutato il costo della componente energia è utile fare delle considerazioni in merito a quali fonti energetiche ci servono: solo elettricità o anche gas?
Se serve una doppia fornitura sarebbe importante, ai fini del risparmio, valutare offerte tutto compreso: cioè che con un unico fornitore contemplano offerte luce e gas. Chiaramente se sei passato ad una casa totalmente elettrica non è un problema, ma se hai ancora un consumo misto potrebbe essere utile valutare un fornitore che garantisca sia la fornitura elettrica che quella del gas.
Ma le offerte tutto compreso possono riguardare non solo luce e gas. Altro aspetto da tenere in considerazione sono i servizi extra: un accesso a internet è ormai obbligatorio in tutte le case e se vai da un fornitore specializzato le tariffe possono essere alte. Ci sono molti fornitori di energia elettrica e gas che garantiscono anche l’accesso alla fibra o ad internet veloce. Cosa utile se hai realizzato un impianto domotico, che ti consente di monitorare in remoto la casa.
Punto 4: fonti sostenibili
Infine, visto che è un tema ormai molto attuale, verifica se il tuo fornitore di energia utilizza fonti sostenibili per produrre questa energia. Non ha senso investire in alternative ecologiche e optare per un fornitore che non persegua gli stessi obiettivi.
Transizione energetica e aumento dei costi dell’energia non devono spaventare
Non c’è dubbio che negli ultimi anni le richieste di energia elettrica ai fini domestici siano cresciute in modo importante.
I motivi sono vari: partendo dal numero sempre crescente di apparecchiature che abbiamo in casa, per continuare con la conversione di impianti di riscaldamento a gas (caldaia + termosifoni) in elettrici (pompa di calore + termosifoni/radiante/ventilconvettori/etc.).
Tutto ciò promosso da una campagna mediatica che racconta di un’energia elettrica “green e che fa bene alla terra”.
Su questo aspetto è necessario fare una riflessione: l’energia elettrica non è ancora una fonte energetica pulita, ma lo è potenzialmente.
Lo è sicuramente perché consuma meno risorse naturali (gas, carbone, legno, pellet, etc.) e gli apparecchi che la usano sono sempre più efficienti. Non lo è ancora perché buona parte dell’energia elettrica è ancora prodotta utilizzando risorse naturali (ci sono molti impianti in cui si brucia gas e carbone per realizzare energia elettrica).
Siamo in un periodo di transizione: cioè stiamo convertendo gli apparecchi che consumano risorse naturali in apparecchi elettrici e stiamo convertendo i sistemi di produzione dell’energia elettrica in sistemi che non prevedono l’utilizzo di risorse naturali (quindi dal gas e carbone al fotovoltaico, eolico, idroelettrico, etc.). Quindi la transizione elettrica ha una sua logica.
Questo pare essere un concetto che non capiscono (o fingono di non capire) le persone che sono contro l’elettrico. Affermano che è vero che le apparecchiature che utilizziamo inquinano poco ma che per produrre l’energia elettrica si inquina molto. Hanno ragione, per ora è così e lo sarà ancora per molto. Ma si chiama appunto transizione per qualche motivo.
Le macchine costruite durante la prima rivoluzione industriale (non mi riferisco alle automobili ma ai macchinari delle fabbriche) erano realizzate utilizzando i vecchi metodi (lavoro umano + lavoro animale). Questo fino a quando non sono state costruiti macchinari in grado di costruire altri macchinari. Col tempo avverrà la stessa cosa per la produzione di energia elettrica.
Chiusa questa riflessione, abbiamo evidenziato come ci sia un generico aumento del costo dell’energia (elettrica, metano e qualsiasi altra energia) dovuto a tante cause, tra cui anche la pandemia da cui stiamo uscendo.
Fino a poco tempo fa chi vendeva impianti di riscaldamento elettrici diceva che le bollette sarebbero diminuite. Ora forse non è altrettanto semplice fare questa affermazione, ma il dato di fatto è che in questo periodo in particolare è importante adottare uno stile di vita rispettoso dell’ambiente, razionalizzare i consumi (per diminuirli) e valutare in modo consapevole tra i vari fornitori di energia elettrica.
Chiudo questo articolo riportandoti una mia esperienza su questo ultimo aspetto: qualche mese prima dell’aumento dei costi dell’energia avvenuto a fine 2021 ho cambiato fornitore di energia elettrica perché pagavo bollette che mi sembravano esagerate per dimensioni della casa e utilizzo che ne facevo.
Con il passaggio al nuovo fornitore le mie bollette sono scese di circa il 40%.