Lo so già che con questo articolo mi attirerò le ire di colleghi architetti/interior desginer/geometri al suono di i committenti non sono in grado di progettare”, “già fanno di testa loro e tu gli dici queste cose!” (e peggio), e che potrei dover affrontare critiche non solo sulle intenzioni dell’articolo ma anche sui contenuti.
Però me ne frego (e tra poco ti spiego il perché) e nei prossimi paragrafi vedremo alcuni dei principi da seguire per progettare la divisione interna degli ambienti quando ristrutturi casa, quali accorgimenti devi prendere e quali stanze non devi mai dimenticarti.
Prima di avventurarci in questo campo minato però consentimi di fare alcune premesse, così magari evitiamo qualche commento superfluo e fuori luogo.
Prima premessa: io sto parlando a te che sei un committente, ti darò alcune indicazioni di progettazione, ma questo non ti trasforma in alcun modo in un progettista. Il mio scopo è darti una guida che ti aiuti a capire le potenzialità di una casa e come adattarla alle tue esigenze, sia che si tratti della casa in cui abiti da anni, sia che si tratti di quella ereditata dalla nonna, sia che si tratti di una nuova casa di cui stai valutando l’acquisto. Ma ricordati che ad un certo punto (il prima possibile) ci vorrà un vero progettista che faccia un vero progetto, perché la materia è complessa, ci sono pacchi di norme da considerare e sono necessarie tonnellate di esperienza per risolvere problemi all’apparenza inestricabili.
Seconda premessa: quello che stai per leggere non è legge scolpita nella pietra. Parliamo di principi di buona progettazione, ma ogni casa è una storia a sé e tutto va sempre contestualizzato. Alcune delle cose che diremo sono prescrizioni di legge (nel vero senso della parola), altre sono soluzioni di buon senso che dovresti implementare, e altre ancora consigli che puoi o meno mettere in pratica ma non ti cambia la vita farlo.
Come progettare la divisione interna di una casa
Nei prossimi paragrafi vedremo quali sono le posizioni corrette in cui dovrebbero trovarsi la cucina, il soggiorno, i bagni, la camera da letto; vedremo quali sono gli errori da evitare assolutamente e imparerai anche a riconoscere i limiti e le potenzialità di casa tua o di quella che stai per acquistare.
Però deve esserti chiaro da subito che la divisione interna di una casa non si studia girando per la casa e dicendo “qui ci potrebbe stare il secondo bagno” e “lì potrei allargare la camera dei bambini”.
La divisione interna si progetta sempre e solo in pianta: si parte da una planimetria quotata (che devi essere in grado di leggere) dello stato di fatto. Quindi ti serve un rilievo, che puoi anche decidere di abbozzare tu con carta, matita e un metro (e qualcuno che ti aiuta…). A te basta un rilievo basilare, quelli completi puoi lasciarli tranquillamente al tecnico che svilupperà il progetto.
Non vale la planimetria catastale come rilievo: purtroppo quasi sempre ci sono delle imperfezioni e se sono corrette riportano sempre proporzioni sbagliate (oltre a non essere quotate), soprattutto se realizzate oltre venti anni fa (come la maggior parte delle planimetrie catastali). Per facilitarti il rilievo però puoi partire da una stampa della planimetria catastale, inserire le misure man mano che le prendi e ridisegnare tutto nelle giuste proporzioni su un altro foglio, magari di carta millimetrata se ti fa più comodo.
Detto del metodo manuale, se hai voglia di “sbatterti” un po’ di più, ci sono varie applicazioni, anche gratuite, che ti consentono di disegnarti la casa addirittura direttamente in 3d senza troppa fatica.
A te la scelta…l’importante è che parti da un rilievo.
Ma che informazioni devono esserci in questo rilievo?
Oltre alla posizione e alla dimensione di muri, porte e finestre, ti servono altre informazioni:
- Posizione e dimensione di pilastri e muri portanti;
- Posizione delle fecali;
- Posizione dei contatori;
- Altezza dei locali.
Una volta che hai una rappresentazione (abbastanza) corretta dell’attuale divisione interna e queste informazioni, puoi finalmente cominciare a ragionare sulla nuova divisione interna delle stanze. Vediamo alcuni principi.
Principio#1: Zona giorno e zona notte…sempre separate
Forse questo primo principio potrebbe sembrarti banale…ma da quello che vedo in giro non lo è affatto.
La prima cosa a cui pensare non è la posizione della cucina o della camera da letto, ma ottenere una buona separazione tra la zona giorno e notte.
A rischio di essere scontato:
- La zona giorno è formata dagli ambienti in cui vengono svolte le principali attività durante l’arco della giornata: stiamo parlando essenzialmente di cucina, soggiorno e salotto.
- La zona notte invece è formata dai luoghi dell’intimità e del riposo, quindi principalmente camere da letto e bagni.
(N.B.: i bagni, solitamente messi nella zona notte, sono degli ambienti di utilizzo continuativo, sia durante le attività diurne che notturne, però solitamente ha più senso metterli nella zona notte…tra poco ti spiego il perché)
Ci sono poi altri ambienti di servizio che possono stare indifferentemente in una o nell’altra zona e che spesso vengono incastrati nei “rimasugli” di spazio che si formano dalla divisione degli ambienti principali: ripostigli, lavanderie, depositi. Faremo alcune riflessioni anche su di loro.
La divisione tra le due zone principali è importante per motivi di privacy, di praticità e di benessere.
Pensa di avere la camera da letto che affaccia direttamente nel soggiorno e per andare in bagno devi passarci attraverso: se per ipotesi una sera tuo figlio/moglie/marito invita a casa gli amici e tu devi alzarti dal letto per andare in bagno…ti sentiresti tranquillo a farlo? Magari in pigiama?
Questo è un esempio pratico, ma la divisione tra zona giorno e zona notte è importante anche per questioni di benessere psico-fisico.
Se la zona giorno è fatta da ambienti ampi, che favoriscono la convivialità, la zona notte al contrario deve favorire l’intimità e il riposo. Quando la sera, dopo una lunga giornata, si entra nella zona notte la sensazione dovrebbe essere di lasciarsi alle spalle i problemi e il caos della giornata per rilassarsi e prepararsi al riposo.
Nella maggior parte dei casi la divisione tra queste due zone è fisica, generalmente con una porta. Questo accade specialmente negli appartamenti moderni che sono abbastanza compatti: attraverso una porta si passa dagli ampi spazi della zona giorno ad un piccolo disimpegno che distribuisce nelle stanze più raccolte della zona notte. Ma può anche non essere così e il passaggio da una zona all’altra può avvenire semplicemente attraverso un corridoio, oppure nelle case a più piani si può dedicare ogni piano ad una funzione diversa.
Dove collocare le zone della casa?
La risposta a questa domanda per certi versi è banale: la zona giorno tendenzialmente dovrebbe stare nei pressi dell’ingresso dell’abitazione e possibilmente in prossimità di terrazzi e balconi. La zona notte, luogo più intimo e riservato, dovrebbe invece essere posizionata in un’area più appartata, lontano dal caos della vita quotidiana.
Potremmo dire che la zona notte deve stare in fondo alla casa, nel punto più lontano rispetto all’ingresso. Infatti anche psicologicamente il fatto di dover percorrere più strada per raggiungere la propria camera da letto, di doversi allontanare dall’ingresso, dalla zona più attiva della casa, produce un effetto di progressiva calma e intimità molto piacevole.
Le caratteristiche della zona giorno
Abbiamo già detto che la zona giorno dovrebbe essere posizionata, per quanto possibile, vicino all’ingresso e avere accesso diretto ai terrazzi. Ci sono però altri accorgimenti utili da osservare.
Dovrebbe essere orientata a sud/sud-ovest. Questo perché durante i mesi invernali possa usufruire del calore del sole per la maggior parte delle ore possibili. Questo orientamento ha anche dei risvolti psicologici: infatti la luce naturale del sole mette di buon umore e invoglia a non rimanere seduti a non fare nulla. Soprattutto nella stagione invernale, in cui le ore di luce sono poche, sfruttarle al massimo è un fattore fondamentale.
L’obiezione però può essere che, in estate, un soggiorno orientato a sud diventa un forno. Questo è vero, però ci sono modi di limitare l’ingresso del sole: tenendo le tapparelle e i balconi semi-chiusi, oppure, nel caso in cui la stanza si affacci su un terrazzo, mettendo una tenda parasole esterna. C’è da considerare anche la differente posizione del sole durante l’anno: in inverno è sempre molto basso durante tutta la giornata, quindi i raggi solari riescono ad entrare in profondità nella casa riscaldandola maggiormente, in estate invece è alto, abbassandosi solo verso sera, diminuendo così la quantità di sole che entra.
Per qualche anno ho vissuto in una casa orientata a sud, senza nessun ostacolo di fronte: in inverno il sole entrava completamente dentro le stanze, in estate di solo poche decine di centimetri.
Oltre all’orientamento è importante fare una riflessione su come devono susseguirsi gli spazi della zona giorno.
Ormai l’utilizzo di un ingresso vero e proprio, adibito solo a quella funzione, non è più molto diffuso, soprattutto se pensiamo alle dimensioni ridotte degli appartamenti moderni. Quindi spesso, entrando in un appartamento, ci troveremo già all’interno di un ambiente ampio che comprende salotto, sala da pranzo e cucina: i classici open-space.
A prescindere da quale sia la possibile soluzione, un errore da evitare assolutamente è entrare direttamente in cucina. Anzi, anche in caso di open-space, quindi con cucina a vista, è importante che questa non sia visibile dall’ingresso. Deve essere possibilmente lontana dalla porta di ingresso e possibilmente schermata. Il motivo? Hai veramente voglia di tenere sempre la cucina in perfetto ordine?
(NB: personalmente ti consiglio, se hai spazio a sufficienza, di lasciare la cucina separata da tutto il resto…)
In ogni caso quando si entra in una casa il primo ambiente in vista dovrebbe essere il salotto o il soggiorno.
Lo so che non è sempre possibile rispettare tutte queste regole…ma ti ricordo che qui stiamo cercando di delineare dei principi di base, a cui è possibile trasgredire (senza esagerare).
Le caratteristiche della zona notte
Passiamo ora alla zona notte. L’orientamento ottimale è est o nord-est e Il motivo è presto detto: la mattina il sole sorge ad est. Questo ti permetterà di usufruire del primo calore che al mattino comincia a scaldare la casa, e quindi a limitare nei mesi invernali l’accensione del riscaldamento, ma anche a beneficiare degli effetti sull’umore della luce del sole.
È vero che la sera gli ambienti della casa orientati ad est sono tendenzialmente più freddi di quelli orientati ad ovest, ma dobbiamo considerare che al momento di andare a letto veniamo dalla zona giorno, più calda, quindi siamo già noi stessi un po’ più caldi, poi ci accingiamo a coricarci sotto le coperte, quindi in un posto caldo: non è necessario tenere calda la casa fino a tardi. Al mattino invece passiamo da un posto caldo, cioè il letto, ad uno a temperatura minore, l’ambiente della camera da letto, dove probabilmente ci muoveremo lentamente ancora assonnati e dove dovremo vestirci e prepararci per la giornata. Quindi è preferibile sfruttare il calore del mattino piuttosto che quello della sera. Inoltre nei mesi invernali il sole cala presto, quindi i benefici generati dal calore del sole spesso all’ora di andare a letto sono già svaniti da un pezzo.
Detto dell’orientamento ottimale della zona notte parliamo della successione delle stanze. Vicino al suo ingresso dovrebbe esserci un bagno: in questa posizione è utile soprattutto se non vi sono servizi igienici nella zona giorno: pensa di avere degli ospiti e dovergli far attraversare tutta la casa per andare al bagno…
Altra regola che solitamente applico alla progettazione della zona notte è posizionare la camera da letto principale, quella dei padroni di casa per intenderci, nel punto più lontano e riservato della casa. Questo sia per un fatto di privacy, sia per una questione gerarchica. Essere i padroni di casa, i “capofamiglia”, è un po’ come stare al vertice di un’azienda. Occupare la camera più appartata, magari alla fine di un corridoio, significa stare più tranquilli. Nessuno può disturbarti semplicemente passando davanti alla tua porta, bisogna per forza arrivarci di proposito. Dici che è una visione un po’ vecchia dei ruoli famigliari?
La posizione degli spazi di servizio
Quando parliamo di spazi di servizio ci riferiamo sostanzialmente alle lavanderie e ai ripostigli.
Uno degli ambienti che non deve mai mancare in una casa è il ripostiglio. Non importa quanto piccola sia la casa, ma un ripostiglio è sempre essenziale.
Questa è una lezione che ho imparato nell’ormai lontano 2008, quando ho ristrutturato la prima casa dopo essermi trasferito a Salerno. All’epoca non avevo grande esperienza e il progetto non l’ho sviluppato io…ero un semplice collaboratore…ma decisamente distratto.
Infatti il progetto che abbiamo fatto era molto bello…ma ci siamo scordati il ripostiglio!
E ce ne siamo accorti solo a lavori ultimati…anzi se ne sono accorti i proprietari di casa: “architetto…bella la casa eh…ma non sappiamo dove mettere le cose!”
Per rimediare abbiamo dovuto inventarci un complicatissimo mobile curvo con porta scorrevole da inserire in un microscopico bagno…ma la lezione mi è servita, da allora non ho mai più commesso un errore del genere!
Anche la lavanderia è altrettanto importante…spesso viene messa nel bagno di servizio, soluzione corretta quando lo spazio è poco. Ma se è possibile dovrebbe avere almeno una piccola nicchia dedicata: basta uno spazio largo meno di 1,5m e profondo 70cm. Quello da evitare è metterla nel bagno principale, il bagno di rappresentanza dove vanno gli ospiti.
Ma dove dovrebbero trovarsi gli spazi di servizio in una casa? Abbiamo già detto che solitamente si incastrano dove c’è posto, soprattutto nei piccoli appartamenti moderni. Però, nel caso in cui la casa sia di una dimensione tale da permetterti di scegliere la posizione di questi ambienti, dovresti metterli orientati a nord, il lato più scuro e freddo, dove non batte mai il sole. È perfetto per gli ambienti di servizio, utilizzati con scarsa frequenza nell’arco della giornata, e che non necessitano di riscaldamento.
(NB: il nord è anche un orientamento ottimale per gli studi degli artisti perché garantiscono una luce neutra e uniforme durante tutta la giornata)
I problemi da non sottovalutare quando progetti la divisione interna
Finora abbiamo dato delle regole che potrebbero far sembrare semplice progettare la distribuzione interna di una casa.
Ma progettare seguendo queste regole è un’arma a doppio taglio: da un lato semplifica la vita dando una direzione sicura da seguire, dall’altro potrebbe rendere la progettazione un incubo perché non si riesce a rispettarle in alcun modo. Solitamente i problemi che si incontrano sono tre:
- La forma della casa non consente di ottimizzare la distribuzione;
- Le fecali sono a vattelapesca;
- Non hai gli spazi sufficienti per tutte le funzioni che vorresti infilarci dentro.
Vediamoli brevemente e capiamo cosa si può fare in questi casi.
Impossibilità di ottimizzare la distribuzione
Mi è capitato spesso di ritrovarmi di fronte ad appartamenti per i quali non era proprio possibile realizzare una divisione interna che rispettasse i principi di cui abbiamo appena parlato. E più le case sono recenti più questo problema è diffuso.
Soprattutto a partire dagli anni settanta nei condomini (ma non solo) si è assistito ad un progressivo abbandono delle buone regole del progettare, che prevede di realizzare case con forme regolari e ben distribuite, in favore della più becera speculazione edilizia da parte dei costruttori, che pur di vendere ogni millimetro di spazio, hanno creato appartamenti con forme e distribuzioni assurde e spesso invivibili.
A questo magari si sono aggiunti accorpamenti e frazionamenti di porzioni di appartamenti ed ecco che la situazione si è complicata ancora di più.
Però queste case vanno comunque ristrutturate e non ti nego che in questi casi mi diverto tantissimo a trovare la soluzione perfetta. Ma per farlo bisogna sempre trasgredire una o più delle regole che abbiamo visto.
Così alle volte può essere necessario mettere la zona giorno lontano dall’ingresso e la zona notte subito dietro il portoncino. Oppure mettere il bagno nella zona giorno, oppure rinunciare alla lavanderia a parte. Nell’ultima parte dell’articolo ti mostrerò un esempio simile.
Come abbiamo già detto non siamo di fronte a regole incise nella pietra, quindi si possono infrangere a patto di arrivare a qualche compromesso e non violare le disposizioni di legge (ne facciamo accenno tra poco). L’unica regola che ti consiglio di non trasgredire mai è rinunciare al ripostiglio.
La fecale dove sta?
Questo è un altro grande problema, soprattutto negli appartamenti datati. Infatti non è raro trovare appartamenti, anche di dimensioni generose, con un’unica fecale posizionata nell’angolo più remoto della casa.
Il problema è che tutti gli scarichi di lavandini/docce/vasche/bidet/wc/lavatrice/etc. devono orbitare nei pressi della fecale, perché le acque reflue viaggiano per gravità, cioè dall’alto verso il basso, e le tubazioni devono quindi essere sempre in pendenza per consentire un corretto deflusso…anche le tubazioni che passano sotto i pavimenti.
Se a questo aggiungi che i massetti che trovi sopra i solai, all’interno di cui dovrebbero passare i tubi di scarico, spesso non superano i 4-5 cm di spessore (quando lo scarico di un wc ha diametro minimo di 8cm per intenderci), capisci che la frittata è bella che fatta: già ti immaginavi il bagno in camera e devi rinunciarci.
Per questo individuare la fecale di una casa è essenziale (ti ricordi che lo abbiamo scritto come elemento basilare del rilievo?): spesso il progetto di una ristrutturazione si basa su elemento tecnico quale la posizione della fecale. Sembra assurdo ma è così.
Fortunatamente ci sono alcune possibili soluzioni che ti regalano un po’ di libertà in più.
Come prima cosa è possibile creare, principalmente all’interno dei bagni, delle zone rialzate (cioè inserendo un gradino) per far passare le tubazioni. Così magari si riesce a ricavare un secondo bagno dove prima non c’era e si riesce a farlo anche lontano dalla fecale.
In questo bagno ad esempio ho inserito un gradino proprio per consentire l’allaccio degli scarichi alla fecale (eravamo in un palazzo storico senza nessun massetto a terra…)
Quando si fa questa operazione però bisogna stare attenti a un aspetto: il gradino si troverà lungo tutto il percorso del tubo, quindi se ci sono porte o porte-finestre nel mezzo è un problema (a meno di rialzare tutto…).
Solitamente il gradino si fa solo nei bagni o al massimo per tratti limitati al di fuori. Anche perché rialzare ampie porzioni di casa per far passare i tubi significa aggiungere un carico significativo di massetti ai solai…la cui resistenza andrebbe verificata da uno strutturista.
Seconda soluzione sono le elettropompe (la più famosa è il Sanitrit), cioè dei sistemi che triturano e spingono all’interno dei tubi i rifiuti delle acque reflue. In questo modo i tubi possono essere di diametri inferiori, quanto quelli di un normale rubinetto (4 cm), e possono correre in orizzontale, senza pendenza. Addirittura possono essere mandati a controsoffitto.
C’è la controindicazione che queste elettropompe sono elettriche: se manca la corrente non puoi usare il bagno. È vero che sospensioni di corrente sono rare, però il loro utilizzo andrebbe fatto con parsimonia, magari per bagni secondari e non per l’unico bagno della casa.
Lo spazio non basta mai…
L’ultimo problema è legato a una richiesta comune di chi ristruttura: aggiungere una stanza o ampliare quelle esistenti. Il problema è che per farlo bisogna comprimere gli spazi esistenti, e questa cosa non si può sempre fare.
A parte i problemi tecnici di cui abbiamo parlato qui sopra, ci sono da considerare anche problemi normativi: ogni casa deve rispettare le norme igienico sanitarie che prescrivono delle dimensioni minime per ogni ambiente, dei precisi rapporti tra superfici illuminanti (le finestre per intenderci) e superfici delle stanze, delle altezze minime inderogabili, delle regole sulla posizione dei bagni, etc…
Non voglio dilungarmi eccessivamente su questo aspetto perché ho parlato approfondito delle normative igienico sanitarie in un altro articolo che trovi qui.
Qualche esempio
In questo articolo abbiamo visto alcune regole per progettare la distribuzione interna di una casa e gli ostacoli più comuni che si possono incontrare. In questo ultimo paragrafo voglio farti vedere qualche progetto di nuove distribuzioni interne che ho studiato per la ristrutturazione di alcuni appartamenti.
Vorrei fartele vedere non tanto perché sono progetti che reputo particolarmente belli ma perché ci sono esempi di come si possono risolvere problemi dovuti a condizioni particolari tenendo fede ai principi di cui abbiamo parlato in questo articolo.
Si tratta di ristrutturazioni non realizzate, infatti sono alcune case che ho visitato quando mi dovevo trasferire, e per le quali ho provato ad immaginarmi possibili soluzioni di ristrutturazione coi relativi costi. Quindi i progetti non sono sviluppati ma solo abbozzati. Comunque si tratta di spunti che spero potranno esserti utili.
Le mie esigenze erano semplici: soggiorno, cucina, due camere da letto, un bagno e un ripostiglio (oltre al requisito più importante: la vista mare…). La superficie per tutto ciò doveva variare tra i 65mq e gli 80mq. Vediamo le case.
Appartamento 1: zona giorno lontana o un gradino nel corridoio?
Questo è stato il primo appartamento che ho visto, e a livello di spazi rispondeva a tutti i requisiti che cercavo. Inoltre da una finestra c’era una bellissima vista diretta sul golfo di Salerno e sia gli impianti che i bagni erano appena stati rifatti.
Ma a parte i pregi c’erano alcuni difetti: la maggior parte delle finestre affacciavano in una vanella striminzita, la zona giorno si trovava tra le due camere da letto e un disimpegno era stato rialzato di 15 cm per far passare le tubazioni del secondo bagno che era stato ricavato al posto del ripostiglio (doppio errore!), presentando così un gradino in mezzo alla casa.
Ecco come si presentava quando l’ho vista:
A me questa distribuzione non piaceva proprio, così ho provato ad immaginarmi alcune soluzioni alternative trovandone due interessanti.
In questa prima ipotesi avrei aperto completamente l’area all’ingresso facendola diventare il soggiorno, e avrei invertito la cucina e una camera da letto. A livello impiantistico lo scarico della cucina si sarebbe potuto far passare lungo la parete perimetrale, con in giusti accorgimenti per superare i pilastri senza toccarli, non costituendo così un problema.
Ho anche fatto un render per capire meglio gli spazi e le finiture (e sognare un po’ in prima persona).
Sarebbe rimasto il problema del gradino di 15cm nel disimpegno della zona notte. Ma lo avrei anche accettato se non ci fossero stati altri problemi: la camera singola sarebbe stata veramente piccola…quasi un corridoio (comunque a norma)…e non ci sarebbe stato ripostiglio.
Anche se questo secondo problema sarebbe stato facilmente risolvibile (lo spazio della zona giorno è abbondante), l’idea di avere un soggiorno vista vanella non mi stuzzicava. Così ho studiato una seconda soluzione.
In questa distribuzione ho trasgredito una delle regole di cui abbiamo parlato: la zona giorno si trova in fondo alla casa, con un lungo corridoio per arrivarci. Invece la zona notte si trova vicino all’ingresso ma, nonostante la posizione, risulta essere comunque abbastanza riservata, con due camere da letto di dimensioni generose e una sorta di mini-suite per la camera principale, composta da un corridoio-guardaroba di accesso e un bagno privato.
Manca ancora il ripostiglio, ma la lunga armadiatura lungo il corridoio di ingresso, che avevo immaginato in parte a giorno e in parte chiusa, avrebbe sopperito a questo problema. E soprattutto non ci sarebbe stato nessun gradino in casa (forse nel bagno di servizio).
Appartamento 2: le potenzialità di una forma regolare
Ammetto che in questo secondo appartamento ci ho lasciato il cuore: piano alto con una vista mare spettacolare. E una forma regolare che avrebbe consentito una divisione interna efficace. Ecco come si presentava.
Tutte le stanze erano balconate, con il soggiorno e la camera rivolti a sud-est, con vista mare, e gli spazi di servizio e la seconda camera rivolti a nord-ovest, con affaccio su un cortile interno.
La casa era completamente da ristrutturare e aveva una distribuzione abbastanza classica e tutto sommato corretta, che non aveva bisogno di molte modifiche: serviva giusto un po’ di apertura in più, un secondo bagno e una zona-lavanderia. Ecco come l’avrei ristrutturata.
L’ingresso accorpato al soggiorno, la cucina, vicino all’ingresso, in un ambiente autonomo ma senza porta, giusto un varco a tutta altezza a dividerla dal soggiorno. Il secondo bagno in camera avrebbe previsto un sistema di scarico ad elettropompa per evitare gradini (la fecale stava nel bagno principale). L’unica soluzione da approfondire sarebbe stata per la lavanderia, che come vedi ho messo nel corridoio: avevo qualche dubbio di riuscire ad arrivare alla fecale senza problemi…ma purtroppo ho dovuto rinunciare a questa casa e non ho avuto modo di studiarla ulteriormente.
Anche di questa ho fatto dei render.
Appartamento 3: quando i dettagli fanno la differenza (anche nella distribuzione interna)
L’ultimo appartamento che ti faccio vedere è casa mia. Quella nuova.
Quando mi ci sono trasferito era già stata ristrutturata completamente (dal precedente proprietario), e mi sono limitato a fare alcune modifiche alle finiture che non mi piacevano: ho coperto con la resina un orribile pavimento in grès effetto legno, ho rivestito alcune pareti con listelli di legno (vero) e ho cambiato il verde brillante che era stato buttato un po’ dappertutto con un grigio antracite.
Ma non è dell’aspetto estetico che ti voglio parlare. Infatti chi ha ristrutturato la casa ha anche rivisto completamente la distribuzione interna, e la soluzione adottata è sostanzialmente corretta. Eccola.
Come vedi c’è un disimpegno di ingresso che distribuisce la zona giorno, a destra, e la zona notte, a sinistra, che sono correttamente separate.
Ci sono due camere da letto di cui la principale strutturata come una mini-suite, cioè con bagno in camera e cabina armadio, e poi c’è il bagno principale che è cieco (ma non è un problema).
Se questa distribuzione l’avesse pensata un mio cliente gli avrei fatto i complimenti. Però a mio avviso ci sono alcuni difetti (attenzione: non sto dando la colpa al tecnico…non so quanto il committente si sia infilato in mezzo alle decisioni progettuali).
1: non c’è un vero e proprio ripostiglio. Ce n’è uno piccolo a sinistra dell’ingresso, che in realtà credo fosse stato pensato come guardaroba (perfetto sia come dimensione che posizione). Io l’ho girato a ripostiglio proprio perché mi serviva…ma oggettivamente è minuscolo.
Ad onor del vero il tecnico credo si è accorto di questo problema, e infatti sopra il disimpegno della zona notte c’è un ripostiglio soppalcato. Ma è scomodo per le cose che possono servire tutti i giorni…
2: la posizione della televisione nel soggiorno non va bene. Si trova lungo la parete che confina con il vano scale (in basso a destra nel disegno). Il problema naturalmente non è la parete su cui è installata, ma la posizione in sé: dovrebbe essere centrata rispetto al divano, invece chi è seduto deve vedere la televisione di traverso…
Inoltre è stata creata una parete attrezzata in cartongesso che costringe ad avere la televisione molto in alto…una posizione che va bene quando il divano è ben distanziato dalla tv, in questo caso sta a circa 1 metro e 1/2…quindi doppio torcicollo!
Io non ci passo molto tempo davanti alla TV, ma di sicuro si poteva fare meglio.
3: non c’è uno spazio-lavanderia autonomo e la lavatrice si trova nel bagno principale. Ti ho già scritto cosa ne penso in proposito e non vorrei ripeterlo nuovamente. Credo che sarebbe stato semplice trovare lo spazio per una nicchia dedicata (con un lavatoio che manca).
4: Perché il muro tra camera e bagno è storto e il disimpegno della zona notte non rispetta nessun allineamento?
Sono due cose disturbanti. Quando si progetta una pianta bisogna cercare allineamenti e regole compositive… se mancano si finisce per fare muri storti, incastrare le cose e avere rientranze a caso.
Quindi alla fine distribuzione corretta ma migliorabile.
In questo bagno ad esempio ho inserito un gradino proprio per consentire l’allaccio degli scarichi alla fecale (eravamo in un palazzo storico senza nessun massetto a terra…)
Quando si fa questa operazione però bisogna stare attenti a un aspetto: il gradino si troverà lungo tutto il percorso del tubo, quindi se ci sono porte o porte-finestre nel mezzo è un problema (a meno di rialzare tutto…).
Solitamente il gradino si fa solo nei bagni o al massimo per tratti limitati al di fuori. Anche perché rialzare ampie porzioni di casa per far passare i tubi significa aggiungere un carico significativo di massetti ai solai…la cui resistenza andrebbe verificata da uno strutturista.
Seconda soluzione sono le elettropompe (la più famosa è il Sanitrit):
- Cioè dei sistemi che triturano e spingono all’interno dei tubi i rifiuti delle acque reflue.
- In questo modo i tubi possono essere di diametri inferiori, quanto quelli di un normale rubinetto (4 cm), e possono correre in orizzontale, senza pendenza. Addirittura possono essere mandati a controsoffitto.
C’è la controindicazione che queste elettropompe sono elettriche: se manca la corrente non puoi usare il bagno. È vero che sospensioni di corrente sono rare, però il loro utilizzo andrebbe fatto con parsimonia, magari per bagni secondari e non per l’unico bagno della casa.
Lo spazio non basta mai…
L’ultimo problema è legato a una richiesta comune di chi ristruttura: aggiungere una stanza o ampliare quelle esistenti. Il problema è che per farlo bisogna comprimere gli spazi esistenti, e questa cosa non si può sempre fare.
A parte i problemi tecnici di cui abbiamo parlato qui sopra, ci sono da considerare anche problemi normativi:
- Ogni casa deve rispettare le norme igienico sanitarie che prescrivono delle dimensioni minime per ogni ambiente, dei precisi rapporti tra superfici illuminanti (le finestre per intenderci) e superfici delle stanze, delle altezze minime inderogabili, delle regole sulla posizione dei bagni, etc…
Non voglio dilungarmi eccessivamente su questo aspetto perché ho parlato approfondito delle normative igienico sanitarie in un altro articolo che trovi qui.
Qualche esempio
In questo articolo abbiamo visto alcune regole per progettare la distribuzione interna di una casa e gli ostacoli più comuni che si possono incontrare. In questo ultimo paragrafo voglio farti vedere qualche progetto di nuove distribuzioni interne che ho studiato per la ristrutturazione di alcuni appartamenti.
Vorrei fartele vedere non tanto perché sono progetti che reputo particolarmente belli ma perché ci sono esempi di come si possono risolvere problemi dovuti a condizioni particolari tenendo fede ai principi di cui abbiamo parlato in questo articolo.
Si tratta di ristrutturazioni non realizzate, infatti sono alcune case che ho visitato quando mi dovevo trasferire, e per le quali ho provato ad immaginarmi possibili soluzioni di ristrutturazione coi relativi costi. Quindi i progetti non sono sviluppati ma solo abbozzati. Comunque si tratta di spunti che spero potranno esserti utili.
Le mie esigenze erano semplici: soggiorno, cucina, due camere da letto, un bagno e un ripostiglio (oltre al requisito più importante: la vista mare…). La superficie per tutto ciò doveva variare tra i 65mq e gli 80mq. Vediamo le case.
Appartamento 1: zona giorno lontana o un gradino nel corridoio?
Questo è stato il primo appartamento che ho visto, e a livello di spazi rispondeva a tutti i requisiti che cercavo. Inoltre da una finestra c’era una bellissima vista diretta sul golfo di Salerno e sia gli impianti che i bagni erano appena stati rifatti.
Ma a parte i pregi c’erano alcuni difetti: la maggior parte delle finestre affacciavano in una vanella striminzita, la zona giorno si trovava tra le due camere da letto e un disimpegno era stato rialzato di 15 cm per far passare le tubazioni del secondo bagno che era stato ricavato al posto del ripostiglio (doppio errore!), presentando così un gradino in mezzo alla casa.
Ecco come si presentava quando l’ho vista:
A me questa distribuzione non piaceva proprio, così ho provato ad immaginarmi alcune soluzioni alternative trovandone due interessanti.
In questa prima ipotesi avrei aperto completamente l’area all’ingresso facendola diventare il soggiorno, e avrei invertito la cucina e una camera da letto. A livello impiantistico lo scarico della cucina si sarebbe potuto far passare lungo la parete perimetrale, con in giusti accorgimenti per superare i pilastri senza toccarli, non costituendo così un problema.
Ho anche fatto un render per capire meglio gli spazi e le finiture (e sognare un po’ in prima persona).
Sarebbe rimasto il problema del gradino di 15cm nel disimpegno della zona notte. Ma lo avrei anche accettato se non ci fossero stati altri problemi: la camera singola sarebbe stata veramente piccola…quasi un corridoio (comunque a norma)…e non ci sarebbe stato ripostiglio.
Anche se questo secondo problema sarebbe stato facilmente risolvibile (lo spazio della zona giorno è abbondante), l’idea di avere un soggiorno vista vanella non mi stuzzicava. Così ho studiato una seconda soluzione.
In questa distribuzione ho trasgredito una delle regole di cui abbiamo parlato: la zona giorno si trova in fondo alla casa, con un lungo corridoio per arrivarci. Invece la zona notte si trova vicino all’ingresso ma, nonostante la posizione, risulta essere comunque abbastanza riservata, con due camere da letto di dimensioni generose e una sorta di mini-suite per la camera principale, composta da un corridoio-guardaroba di accesso e un bagno privato.
Manca ancora il ripostiglio, ma la lunga armadiatura lungo il corridoio di ingresso, che avevo immaginato in parte a giorno e in parte chiusa, avrebbe sopperito a questo problema. E soprattutto non ci sarebbe stato nessun gradino in casa (forse nel bagno di servizio).
Appartamento 2: le potenzialità di una forma regolare
Ammetto che in questo secondo appartamento ci ho lasciato il cuore: piano alto con una vista mare spettacolare. E una forma regolare che avrebbe consentito una divisione interna efficace. Ecco come si presentava.
Tutte le stanze erano balconate, con il soggiorno e la camera rivolti a sud-est, con vista mare, e gli spazi di servizio e la seconda camera rivolti a nord-ovest, con affaccio su un cortile interno.
La casa era completamente da ristrutturare e aveva una distribuzione abbastanza classica e tutto sommato corretta, che non aveva bisogno di molte modifiche: serviva giusto un po’ di apertura in più, un secondo bagno e una zona-lavanderia. Ecco come l’avrei ristrutturata.
L’ingresso accorpato al soggiorno, la cucina, vicino all’ingresso, in un ambiente autonomo ma senza porta, giusto un varco a tutta altezza a dividerla dal soggiorno. Il secondo bagno in camera avrebbe previsto un sistema di scarico ad elettropompa per evitare gradini (la fecale stava nel bagno principale).
L’unica soluzione da approfondire sarebbe stata per la lavanderia, che come vedi ho messo nel corridoio: avevo qualche dubbio di riuscire ad arrivare alla fecale senza problemi…ma purtroppo ho dovuto rinunciare a questa casa e non ho avuto modo di studiarla ulteriormente.
Anche di questa ho fatto dei render.
Appartamento 3: quando i dettagli fanno la differenza (anche nella distribuzione interna)
L’ultimo appartamento che ti faccio vedere è casa mia. Quella nuova.
Quando mi ci sono trasferito era già stata ristrutturata completamente (dal precedente proprietario), e mi sono limitato a fare alcune modifiche alle finiture che non mi piacevano: ho coperto con la resina un orribile pavimento in grès effetto legno, ho rivestito alcune pareti con listelli di legno (vero) e ho cambiato il verde brillante che era stato buttato un po’ dappertutto con un grigio antracite.
Ma non è dell’aspetto estetico che ti voglio parlare. Infatti chi ha ristrutturato la casa ha anche rivisto completamente la distribuzione interna, e la soluzione adottata è sostanzialmente corretta. Eccola.
Come vedi c’è un disimpegno di ingresso che distribuisce la zona giorno, a destra, e la zona notte, a sinistra, che sono correttamente separate.
Ci sono due camere da letto di cui la principale strutturata come una mini-suite, cioè con bagno in camera e cabina armadio, e poi c’è il bagno principale che è cieco (ma non è un problema).
Se questa distribuzione l’avesse pensata un mio cliente gli avrei fatto i complimenti. Però a mio avviso ci sono alcuni difetti (attenzione: non sto dando la colpa al tecnico…non so quanto il committente si sia infilato in mezzo alle decisioni progettuali).
1: non c’è un vero e proprio ripostiglio:
- Ce n’è uno piccolo a sinistra dell’ingresso, che in realtà credo fosse stato pensato come guardaroba (perfetto sia come dimensione che posizione). Io l’ho girato a ripostiglio proprio perché mi serviva…ma oggettivamente è minuscolo.
- Ad onor del vero il tecnico credo si è accorto di questo problema, e infatti sopra il disimpegno della zona notte c’è un ripostiglio soppalcato. Ma è scomodo per le cose che possono servire tutti i giorni…
2: la posizione della televisione nel soggiorno non va bene:
- Si trova lungo la parete che confina con il vano scale (in basso a destra nel disegno).
- Il problema naturalmente non è la parete su cui è installata, ma la posizione in sé: dovrebbe essere centrata rispetto al divano, invece chi è seduto deve vedere la televisione di traverso…
Inoltre è stata creata una parete attrezzata in cartongesso che costringe ad avere la televisione molto in alto…una posizione che va bene quando il divano è ben distanziato dalla tv, in questo caso sta a circa 1 metro e 1/2…quindi doppio torcicollo!
Io non ci passo molto tempo davanti alla TV, ma di sicuro si poteva fare meglio.
3: non c’è uno spazio-lavanderia autonomo e la lavatrice si trova nel bagno principale:
- Ti ho già scritto cosa ne penso in proposito e non vorrei ripeterlo nuovamente. Credo che sarebbe stato semplice trovare lo spazio per una nicchia dedicata (con un lavatoio che manca).
4: Perché il muro tra camera e bagno è storto e il disimpegno della zona notte non rispetta nessun allineamento?
- Sono due cose disturbanti. Quando si progetta una pianta bisogna cercare allineamenti e regole compositive… se mancano si finisce per fare muri storti, incastrare le cose e avere rientranze a caso.
Quindi alla fine distribuzione corretta ma migliorabile.