C’è uno spettro che si aggira da un po’ di tempo tra gli italiani che possiedono una casa, e se non l’hai ancora visto tra poco raggiugerà anche te: si tratta della Direttiva case green.
Uno spettro che ha delle bellissime sembianze fatte di efficientamento energetico, case che consumano di meno, minor inquinamento, bollette più leggere, maggiore confort; ma che dietro questa apparenza nasconde un obbligo che terrorizza tutti: dover sborsare diverse decine di migliaia di euro per costosi ed obbligatori lavori di efficientamento energetico.
Ma prima di disperarsi devi cercare di capire cosa sia questa direttiva, cosa comporta, se la tua casa ne sarà veramente investita e quali spese dovrai (eventualmente) affrontare.
Che poi tu, se stai leggendo questo blog, presumo devi ristrutturare casa (sennò che ci stai a fare qui), e la direttiva non è altro che una grossa opportunità per mettere a fuoco e indirizzare alcuni interventi che altrimenti avresti potuto sbagliare. Come ad esempio il più diffuso di tutti: montare una caldaia a condensazione al posto della vecchia caldaia che hai. In fondo hai già in programma di spendere soldi per ristrutturare casa, al massimo devi investirli in alcuni lavori invece di altri o in determinate tecnologie invece di altre.
Ma procediamo con ordine e affrontiamo i punti uno alla volta.
Lo so che questo è il periodo dei video di pochi minuti e degli articoli preconfezionati di poche centinaia di parole…ma l’argomento è importante, complesso e merita un approfondimento serio. Quindi sarà il solito articolo-fiume di questo blog. Leggilo con calma, spezzettalo se non hai tempo subito, ma leggilo! Si tratta di qualcosa che ti aiuterà moltissimo se stai pianificando la tua ristrutturazione.

La Direttiva case green, o Epdb versione 4
La Direttiva case green è qualcosa di cui si parla da molto tempo. Puoi trovare una marea di articoli scritti tra il 2022 e il 2023 quando erano uscite le prime versioni del testo di questa direttiva.
Ma nel marzo del 2024 il parlamento europeo ha finalmente approvato la versione finale. Quindi adesso abbiamo il testo definitivo a cui tutti gli stati dovranno adeguarsi. E dovranno farlo a breve.
Ma di cosa stiamo parlando effettivamente?
La Direttiva case green, o Epdb (Energy Performance of Building Directive), è una direttiva appunto, emanata dal parlamento europeo, che affronta il tema dell’inquinamento causato dagli edifici in Europa e fornisce delle indicazioni a cui gli stati membri dovranno obbligatoriamente adeguarsi, per poter diminuire in modo significativo tale inquinamento. Chiaramente quando si parla di edifici si intendono anche quelli residenziali, quindi anche casa tua potrebbe esserne coinvolta.
Adesso approfondiamo i contenuti che ci interessano, ma prima vorrei che ti fosse ben chiaro cosa ci sta dicendo l’Europa con questa direttiva: se gli Stati membri (cioè tutti noi) non diminuiscono i consumi rispettando i parametri stabiliti, dovranno pagare multe salate (che vengono anche dalle tue tasse). Quindi, per metterla giù cruda, questa direttiva obbliga i privati cittadini a fare (costose?) opere di efficientamento energetico per il bene della salute comune (che poi ci sarebbe da dire che l’Europa è un foruncolo rispetto al mondo intero…questa direttiva dovrebbe essere mondiale ma non ci interessa affrontare questo aspetto qui).
Tutto ciò per dirti che, nel caso in cui il tuo edificio rientri tra quelli da efficientare, in qualche modo potrai essere costretto a farlo.
Chiaramente non ci saranno liste di edifici da riqualificare, ma probabilmente verranno stabiliti indici di prestazione minima e chi sta sopra dovrà intervenire. E dovremo sbrigarci, perché le prime scadenze sono veramente brevi, si parla del 2030…cioè dopodomani.
Dopo averti spaventato per bene vediamo i contenuti principali di questa direttiva.

I parametri stabiliti dalla Direttiva case green
L’obiettivo della direttiva è ridurre gradualmente il consumo degli edifici nel corso dei prossimi 25 anni, per arrivare all’obiettivo (ambizioso) dei consumi 0 nel 2050. Che non significa che nel 2050 gli edifici non dovranno più consumare nulla, ma che il bilancio complessivo dovrà essere 0: tutto ciò considerando edifici che consumano, edifici che consumano poco, edifici che producono energia (con fotovoltaico o eolico ad esempio), e la sostenibilità delle fonti di energia (ad esempio uso di energia elettrica che arriva da produttori carbon-free).
Questo percorso prevede non solo la diminuzione dei consumi, ma anche il bando di tutte le fonti di energia fossili (gas metano e petrolio per intenderci). Tutto entro il 2050. Vediamo gli step:
- 2025: non sarà più possibile dare incentivi per l’acquisto e installazione di apparecchi che utilizzano energia fossile per funzionare (le caldaie a gas per intenderci);
- 2030: gli stati membri dovranno garantire una riduzione del 16% dei consumi energetici;
- 2035: gli stati membri dovranno garantire una riduzione del 22% dei consumi energetici;
- 2040: viene bandita la vendita e installazione di sistemi ad energia fossile (basta caldaie per intenderci);
- 2050: emissioni zero per il patrimonio edilizio della comunità europea.
Si tratta di un bell’ottovolante…saranno anni interessanti. Anche perché non è finita qui. Infatti la direttiva ci dice che il 55% del risparmio deve arrivare dall’efficientamento degli edifici residenziali con le peggiori prestazioni. Infatti sarebbe troppo facile efficientare gli edifici che hanno già buone prestazioni…si parte dal basso. (E giustamente direi).
Vuoi qualche dato relativo all’efficienza del panorama edilizio italiano?
Abbiamo 14,5 milioni di edifici, di cui 12,5 milioni sono residenziali. Di questi ad oggi, secondo l’attuale classificazione energetica italiana:
- 814 sono in classe A4 (1,1%);
- 103 sono in classe A3 (1,1%);
- 377 sono in classe A2 (1,4%);
- 671 sono in classe A1 (1,8%);
- 994 sono in classe B (2,3%);
- 901 sono in classe C (4,2%);
- 269.155 sono in classe D (10,2%);
- 118.057 sono in classe E (16,9%);
- 157.942 sono in classe F (25,3%);
- 464.582 sono in classe G (35,7%).
Quindi il 61% degli edifici saranno i primi a dover essere efficientati (obbligatoriamente).
Naturalmente la Direttiva case green inserisce anche delle eccezioni. Infatti ci sono alcune tipologie di edifici che potranno bypassare queste imposizioni. E sinteticamente sono:
- Quelli su cui vige un vincolo (paesaggistico o di area, tipo i centri storici);
- Le seconde case con un utilizzo inferiore ai 4 mesi all’anno;
- Gli edifici più piccoli di 50mq;
- Gli edifici militari;
- …….
Ad occhio ne togliamo un bel po’ dai 12,5 milioni totali, quindi temo che tutte le prime case di classe F e G dovranno essere efficientate. Chi ha fatto i conti parla del 43% del patrimonio immobiliare italiano da riqualificare, corrispondente a 5.000.000 (cinque milioni) di case.
Cosa cambia rispetto alla prima versione della Direttiva case green
Quest’ultima versione del decreto case green è stato accolto con non poche polemiche, soprattutto da parte degli stati del sud dell’Europa (Italia compresa), che hanno attuato politiche energetiche differenti e hanno problematiche ed esigenze diverse rispetto al nord del continente.
In realtà, rimanendo nel nostro paese, c’è chi lo ha accolto con soddisfazione e c’è chi lo ha accolto con fastidio e ha promesso battaglia. Fa sorridere la reazione di un eurodeputato della Lega che, per protesta, durante la seduta in cui è stata approvata la direttiva si è alzato con un cartellino rosso e un fischietto mimando il gesto dell’espulsione.
Ad ogni modo quello che è certo è che la versione approvata della Direttiva case green è più leggera rispetto alla prima versione diffusa.
Quella maggiormente evidente è stata l’eliminazione dell’obbligo di far passare gli immobili in classe E entro il 2030 e in classe D entro il 2033. Si è preferito definire una percentuale di riduzione dei consumi e lasciare agli stati membri libertà sulle modalità di ottenere tali risultati. Questo anche in virtù della differente classificazione energetica degli edifici nei vari stati (e una temuta classificazione unica).
Poi è stata ampliata in modo significativo la platea degli edifici esclusi dall’applicazione di tale direttiva, inizialmente molto ristretta.
Infine sono stati spostati in avanti i termini per il divieto dei combustibili fossili, e, se è vero che dal 2025 non sarà più possibile incentivare questa tipologia di generatori di calore, è pur vero che sarà ancora possibile incentivare quelli ibridi, in cui cioè alla pompa di calore viene associata una caldaia a condensazione di supporto (per la cronaca: vai a chiedere ai termotecnici cosa ne pensano di questa soluzione…).

È già in vigore la Direttiva case green? Cosa devi fare?
Ad oggi (siamo a marzo 2024 mentre scrivo questo articolo) la Direttiva case green non è ancora in vigore, quindi non devi fare nulla di concreto. Se stai già ristrutturando prosegui serenamente con le tue previsioni o al massimo chiedi al tuo progettista quali soluzioni potresti adottare per essere già conforme alla direttiva.
L’iter legislativo prevede alcuni passaggi formali prima di diventare legge: la direttiva deve essere approvata dal consiglio dei ministri europeo, poi pubblicata nella Gazzetta Ufficiale Europea, dopodiché la palla passa ai governi nazionali che devono emanare le leggi.
In Italia la procedura sarà la solita: decreto legislativo che viene convertito in legge e che rimanda a decreti attuativi. Gli stati hanno 2 anni per recepire.
Quindi non si tratta di una cosa velocissima, ma che presumo dovrà essere fatta nel modo più veloce possibile perché altrimenti non ci saranno i tempi materiali per arrivare ai risultati richiesti dall’Europa.
Tra l’altro ci troviamo in un momento importante dal punto di vista normativa, per quanto riguarda il campo edilizio in Italia.
Si sta finalmente parlando in modo serio di revisionare il Testo Unico dell’Edilizia, che disciplina tutti i procedimenti edilizi privati, con ormai oltre vent’anni di vita, che ha subito numerosi rimaneggiamenti negli anni per adeguarsi alle varie normative di dettaglio che si sono susseguite e che comunque non è riuscito a ricomprenderle tutte.
Noi tecnici stiamo aspettando con impazienza un testo unico realmente completo e moderno, che snellisca le procedure e che non ci costringa a cercare tra mille norme col rischio di scordarsi sempre qualcosa.
A questo si accompagna la necessità di decidere cosa fare dei piccoli abusi che sono stati realizzati nel corso di decenni di mancati controlli e che spesso non possono essere sanati per cavilli normativi o che richiedono procedure talmente lunghe, estenuanti e costose che i proprietari di casa preferiscono lasciar perdere (avrei un esempio di una pratica che sto seguendo in prima persona che farebbe accapponare la pelle a chiunque). Eppure avere la casa perfettamente a norma è un requisito essenziale per accedere alle detrazioni fiscali, che saranno il vero motore dell’efficientamento richiesto dalla Direttiva case green.
Quindi o si decide di fare un condono per questi piccoli abusi (non stiamo parlando fabbricati interi o ampliamenti, o interventi similari, ma di piccole cose come diverse divisioni interne, piccole verande, difformità di prospetto o dimensione rispetto a progetti presentati, etc.), oppure non se ne esce.

Le detrazioni fiscali italiane: come dovranno cambiare
Come abbiamo accennato poco fa, le detrazioni fiscali saranno il vero motore dell’attuazione della Direttiva case green.
Infatti è pacifico che nessuno può venire a casa tua ad obbligarti a fare dei lavori di efficientamento. Ed è anche innegabile che molte persone, anche se li volessero fare, non possono permettersi di spendere tanti soldi.
L’unico modo è rendere conveniente la realizzazione di tali interventi. E qui deve essere lo Stato a mettersi a disposizione dei cittadini.
Infatti le detrazioni fiscali, per come funzionano oggi, sono sconti sulle tasse che il cittadino può ottenere in cinque o dieci anni. Ma vige il principio della capienza fiscale: se non hai tasse da pagare non hai sconti da detrarre. Quindi è un’ulteriore limitazione.
Con il superbonus l’Italia si è inventata la cessione del credito, che ha consentito con infinite fatiche a pochi di usufruire di lavori praticamente gratis (anche se si sta cominciando solo ora a vedere a che costo per le casse dello Stato).
Comunque qualcosa dovrà succedere, perché senza convenienza economica nessuno farà i lavori necessari per rispettare i parametri che verranno dettati. Purtroppo la Comunità Europea ha detto chiaramente che non metterà nuovi fondi per l’attuazione della Direttiva case green. Quindi gli Stati potranno contare “solo” su quelli già presenti:
- I fondi del PNRR
- Fondo Sociale per il Clima
- Fondi di Coesione
- Fondi di Sviluppo Regionale
Sono comunque tanti soldi ma andranno utilizzati in modo razionale. E questo si ricollega direttamente alle detrazioni fiscali, per le quali il 2024 è un anno chiave.
Infatti si chiude un triennio di relativa stabilità: infatti le detrazioni fiscali sono delle misure transitorie che vengono rinnovate di anno in anno, però con la legge di bilancio 2022 si è deciso di rinnovarle per tre anni.
Ora però siamo alla fine di questo triennio e bisogna scrivere regole nuove che tengano conto delle esigenze legate alla Direttiva case green.
Al netto della prima e banale modifica che riguarderà l’eliminazione delle detrazioni per i generatori fossili, probabilmente tutto il sistema e i contenuti dovranno essere rivisti.
Di certo non è obbligatorio farlo quest’anno, ma sarebbe opportuno.

Quali lavori di efficientamento devi fare per rientrare nei parametri della direttiva
Ma, a valle di tutti questi bei discorsi sulla Direttiva case green, la domanda delle domande è: quali lavori ti consentiranno di rientrare nelle previsioni della direttiva?
Questa è una domanda a cui non possiamo ancora dare una risposta certa perché manca tutta la parte di normativa tecnica a cui facevamo riferimento prima. Però è chiaro che i principi da attuare non sono altro che quelli dell’efficientamento energetico che già conosciamo: lo scopo in fondo è diminuire in modo significativo le emissioni, cioè i consumi.
E, sebbene abbiamo detto che le classi energetiche non sono più richieste a livello europeo, è altrettanto vero che per gli stati membri probabilmente fare riferimento a quelle è la cosa più semplice. E quindi dovremo aspettarci che la normativa ci chiederà che casa nostra raggiunga una determinata classe energetica. Suppongo che potrà essere la D, quella inizialmente prevista per il 2033, comunque staremo a vedere.
Perché fare ancora riferimento alle classi energetiche se la Comunità Europea non lo chiede?
Il motivo è semplice: una classe energetica non è altro che un modo visivamente facile ed efficace per determinare in che range di consumi si inserisce casa tua.
Se hai l’Attestato di Prestazione Energetica di casa tua sotto mano, vedrai che da qualche parte c’è scritto il consumo in Kwh/mq anno. Ecco: quel valore determina la tua classe energetica (in realtà il discorso è un po’ più complesso di così perché due case che hanno lo stesso consumo possono essere di classi energetiche differenti…ma dovremmo introdurre il concetto di edificio di riferimento e le cose potrebbero diventare un po’ complesse, qui non abbiamo spazio).
Quando fai un intervento di efficientamento energetico in teoria quel valore dovrebbe scendere (si spera di molto), e dovrà essere certificato in un nuovo APE.
La differenza è il risparmio che hai ottenuto efficientando la casa e, sommato a tutti quelli delle altre case efficientante darà il risparmio che l’Italia ha ottenuto. E che come abbiamo visto dovrà essere di almeno il 16% entro il 2030.
Quindi basarsi sulla classe energetica che dovrai raggiungere è probabilmente il metodo più semplice per mettere i paletti senza andare a riscrivere tutte le normative sull’efficientamento energetico da capo.
Gli interventi di efficientamento: involucro e impianti
Andando più nel pratico, esistono solo due strategie efficaci per ottenere risparmi energetici significativi:
- Avere un involucro performante
- Utilizzare impianti efficienti
Ok, lo so che sembra la scoperta dell’acqua calda, però (a livello teorico) la materia è abbastanza semplice.
Una cosa però ti deve essere chiara: per essere veramente efficaci, gli interventi andrebbero affrontati esattamente in questo ordine. Cioè prima ti occupi dell’involucro e poi ti occupi degli impianti. Infatti con un involucro performante anche un impianto poco efficiente può consumare poco. Con un involucro colabrodo anche un impianto molto efficiente potrebbe consumare tanto.
Come ottenere un involucro performante
Adesso spendiamo qualche parola più tecnica. Non andremo molto nei dettagli perché sarebbe una cosa eccessivamente lunga e ho scritto altri articoli (a cui ti rimanderò) per approfondire tutti questi aspetti.
L’involucro è la parte di edificio che divide casa tua dall’ambiente esterno (che sia aria o terra), da altri ambienti non climatizzati (il vano scale condominiale e il garage ad esempio), o da altri ambienti che potrebbero essere climatizzati a temperature diverse (gli appartamenti dei vicini in un condominio ad esempio).
Solitamente si tende a considerare solo ciò che ci divide dall’esterno, che è sicuramente la parte preponderante, ma non bisogna sottovalutare anche gli altri elementi.
Perché è importante avere un involucro performante? Banalmente perché il calore interno alla casa (o eventualmente il fresco in estate) si disperde attraverso l’involucro. E un involucro ad alte prestazioni limita in modo molto significativo questa dispersione.
Di quali elementi edilizi stiamo parlando? Semplicemente di Murature, Infissi, Solai.
E per ottenere un involucro performante c’è solo una cosa da fare: isolarli efficacemente.
L’isolamento della parte opaca dell’involucro (murature e solai) può avvenire in 3 modi: col cappotto termico esterno, con l’isolamento interno alla muratura (in intercapedine si dice), o col cappotto termico interno.
È chiaro che quando si vive in condominio (come la maggior parte delle persone), isolare un edificio è qualcosa che dovrebbe avvenire sotto iniziativa di tutti i condomini. Ma è altrettanto vero che è molto complicato mettere d’accordo tante teste. E lo abbiamo visto anche nel caso di agevolazioni eccezionali come è stato il superbonus. Soluzioni che si possono adottare come singoli condomini sono l’isolamento in intercapedine e il cappotto interno. Ho parlato di isolamento in questo articolo: isolare casa.
Venendo agli infissi la risposta è semplice: vanno sostituiti. Già infissi che hanno oltre 20 anni non sono più particolarmente performanti. Figuriamoci quelli più vecchi che rappresentano la grande maggioranza ancora installata.
Ho scritto svariati articoli sull’argomento, puoi partire da questo per approfondire l’argomento, però ti vorrei dare un consiglio: non limitarti all’infisso! Tutto il cosiddetto foro-finestra va efficientato, quindi compreso l’eventuale cassonetto delle tapparelle, le tapparelle stesse e il modo in cui l’infisso viene collegato alla muratura.
E come secondo consiglio che vorrei darti è di studiare bene le schede tecniche degli infissi che ti vengono propositi. Lo so che non è semplice e sono pieni di parametri tecnici, però vedo montanti infissi molto economici, con prestazioni promesse altissime, ma che in realtà fanno veramente ca**re. Ho scritto un articolo sulle caratteristiche degli infissi in PVC che dovresti approfondire, lo trovi qui: l’infisso in PVC che stai comprando è una fregatura?
Per concludere questo paragrafo sull’involucro, se tu decidessi di fare questi due semplici interventi, cioè isolamento dell’involucro e sostituzione degli infissi, probabilmente rientreresti già nei parametri richiesti dalla Direttiva case green.
Lo so che sono molto costosi, ma sono probabilmente i più efficaci.
Quali impianti sono i più efficienti?
Un involucro efficiente naturalmente non basta. Le nostre case avranno sempre bisogno di sistemi impiantistici per poter essere abitate: non pensare solo ai sistemi di riscaldamento e raffrescamento, anche il normale impianto elettrico che ti fa vedere la televisione o avere luce di notte consuma energia.
Tutti gli impianti devono essere efficienti, ma chiaramente quelli che sono la maggior causa di consumi sono proprio riscaldamento e raffrescamento. Quest’ultimo sta acquisendo, soprattutto nelle aree del sud Europa (Italia in primis) un peso sempre maggiore. Le estati sono sempre più torride e la necessità di raffrescare gli ambienti è in continuo aumento. E questo vale per tutta la nazione: non solo nelle calde regioni del sud, ma anche il nord Italia ha lo stesso identico problema.
Quindi, nel momento in cui pensi ad un impianto efficiente, la cosa migliore è pensare ad un impianto integrato: cioè che sia in grado di produrre caldo e freddo.
Attualmente la tecnologia ci fornisce la pompa di calore quale strumento in grado di rispondere ad entrambe le esigenze.
In Italia sono ancora diffuse alcune convinzioni errate sulle pompe di calore: le principali sono che il suo funzionamento sia molto costoso e che non sia in grado di fornire riscaldamento quando le temperature sono basse. E sono entrambe convinzioni errate.
Dal punto di vista dei consumi le pompe di calore attualmente in commercio si distinguono per avere coefficienti di prestazione invernali (COP) ed estivi (EER) superiori a 4. Cioè significa che forniscono quattro volte più energia termica di quanta energia elettrica consumano (prendi questi dati come generici, il calcolo di COP ed EER è molto più complesso). Certo se pretendi di ottenere alte prestazioni dalla pompa di calore cinese che hai comprato per quattro soldi al grande magazzino rimarrai deluso…
Sappiamo che in Italia, storicamente, il costo dell’energia elettrica è stato superiore a quello del gas, quindi con apparecchi che non avevano tali efficienze effettivamente il loro utilizzo era molto costoso. Ma la tecnologia si evolve per fortuna. E poi sappiamo che il costo del gas sta aumentando e che l’Europa ci chiede di dismetterlo quanto prima.
Ma c’è un altro aspetto a favore delle pompe di calore: a differenza delle caldaie a gas, utilizzano fonti di energia rinnovabili, quindi anche a livello normativo vengono considerate meno inquinanti.
Senza volerti spiegare nel dettaglio il funzionamento di una pompa di calore, di cui puoi leggere qualche accenno in questo articolo sugli impianti di riscaldamento, producono caldo e freddo estraendolo dall’aria ambientale, che è la fonte energetica rinnovabile di cui sopra. Infatti anche quando l’aria si trova sotto zero, ha al suo interno del calore (lo so, è controintuitivo ma è così…). La pompa di calore riesce ad estrarre quel calore consumando energia elettrica. Ma non deve produrlo da zero come fa una caldaia bruciando il gas. Spero di averti fatto capire a grandi linee il concetto anche se so che non è semplice.
Quindi un impianto efficiente prevede la pompa di calore elettrica. Ma questo è solo il generatore dell’impianto. Poi ci sono tutte le altre parti: distribuzione (le tubazioni), emissione (i terminali), la regolazione (il termostato).
Infatti un impianto efficace non può essere un condizionatore autonomo installato in ogni stanza come sto vedendo fare a troppe persone. L’impianto va studiato e progettato in tutte le sue parti. E non basta più l’idraulico, servono progettisti termotecnici con esperienza perché i sistemi a pompa di calore sono complessi e possono essere delle sanguisughe se non progettati correttamente.
Giusto per farti capire tutto quello che ruota attorno ad un impianto di riscaldamento/raffrescamento a pompa di calore, alcuni degli aspetti da decidere e progettare sono:
- Se l’impianto sarà idronico o ad aria;
- Se i terminali saranno ventilconvettori, split, pavimento radiante, termosifoni (sì…possono andare anche i termosifoni!);
- Se i terminali saranno nascosti o a vista (nel caso di ventilconvettori e split) con le relative tubazioni/controsoffitti/bocchette;
- Se la regolazione sarà per zona della casa, per ambiente, se sarà automatica, manuale, domotica;
- Se dovranno essere integrate altre apparecchiature tipo serbatoi di accumulo, pompe di ricircolo, etc.
E questa è solo la superficie di un impianto a pompa di calore.
Che poi non sono altro che gli stessi elementi che andrebbero studiati in un impianto a caldaia a gas classico, solo che in quest’ultimo è tutto molto più semplice e può essere demandato ad un idraulico (incrociando le dita). Per impianti a pompa di calore è necessario dotarsi di un progettista capace. Ma i risultati in termine di confort abitativo e di risparmi energetici ne varranno la candela.

Conclusione
Anche questo articolo è stato lungo e spero utile. Quello che spero di averti trasmesso è che:
- Se la tua casa ha una classe energetica bassa, probabilmente a breve lo Stato ti chiederà di efficientarla in modo significativo per rispondere ai contenuti della Direttiva case green;
- Se stai ristrutturando o stai per accingerti a farlo, punta subito sull’efficientamento energetico perché spendere soldi per fare la casa bella senza efficientarla seriamente significherà buttare tutto tra poco per rifare costosi lavori;
- Attualmente l’Italia ha un sistema di detrazioni fiscali molto strutturato che ti consente di detrarre tutti gli interventi di efficientamento, in futuro probabilmente cambieranno in modo significativo ma non sappiamo ancora come;
- A livello impiantistico punta subito sull’elettrico e staccati dal gas. Se non lo fai adesso ti costringerà lo Stato a farlo in futuro. Si tratta di installare sistemi impiantistici che probabilmente quando li installi sono più costosi ma che nel lungo termine si riveleranno più economici;
La Direttiva case green è ormai stata approvata, tra poco arriveranno le leggi attuative italiane. Cinque milioni di case dovranno essere ristrutturate in pochissimi anni per adeguarsi e forse in mezzo ci sarà anche la tua.
Il focus della ristrutturazione nei prossimi anni si sposterà in maniera determinante verso aspetti energetici ed impiantistici, che sono tra quelli su cui sto battendo il chiodo col blog da molto tempo.
In questo panorama diventerà fondamentale una efficace pianificazione della ristrutturazione (soprattutto degli interventi da realizzare), stimare il budget nel modo corretto, sapere quali detrazioni (o altri tipi di incentivi) poter utilizzare e come. Oltre a tutti gli altri aspetti su cui insisto in continuazione sul blog.
Con Ristrutturazione Pratica ti do qualche strumento di base da poter utilizzare (uno su tutti il manuale “Ristruttura la tua casa in 7 passi”), ma è necessario fare un passo in avanti: ho avviato una startup che ha lo scopo di guidare tutti i proprietari di casa dall’inizio alla fine della loro ristrutturazione. Una sorta di compagno fidato che sa tutto e che ti aiuta in ogni momento. Dove non solo potrai stimare budget, tenere traccia di progetti e documenti, indirizzare le tue scelte nel modo migliore, ma anche trovare tecnici e imprese affidabili e materiali per le tue ristrutturazioni. I miei soci lo chiamano lo strumento end-to-end delle ristrutturazioni, io lo chiamo l’amico architetto a cui chiedere consigli gratis.
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